Ieri vi abbiamo raccontato della litigata tra Morrissey e un agente della polizia capitolina: secondo quanto detto dall’ex frontman degli Smiths, l’agente lo avrebbe terrorizzato per oltre mezz’ora, impugnando la pistola e chiedendogli aggressivamente di mostrare i documenti. «Non ho infranto nessuna legge e non facevo niente di sospetto: ha aperto la custodia della pistola e mi ha urlato in faccia. Penso che mi abbia riconosciuto, forse voleva spaventarmi, o uccidermi. State attenti».
Morrissey ha pubblicato il suo sfogo sulla pagina Facebook del nipote, ma (come prevedibile) non gli è bastato. Poche ore fa, infatti, ha cancellato i sette concerti che stava organizzando – o meglio, che gli avevano proposto – proprio nel nostro paese: «La ragione è ovvia: con psicopatici del genere a piede libero non mi sento sicuro in Italia».
È di pochi minuti fa la risposta della Polizia. Secondo quanto riportato da Repubblica, Morrissey sarebbe arrivato su via del Corso contromano e superando i limiti di velocità. Erano le 19,40 e la strada era piena di turisti: gli agenti avrebbero chiesto i documenti al cantante per ben quattro volte. Morrissey ha risposto (come sappiamo) che non doveva mostrare un bel niente, dato che non riteneva di aver commesso alcun reato. «In Italia, però, non funziona così», hanno spiegato gli agenti. «Se la Polizia chiede un documento si è obbligati a identificarsi».
Nonostante Morrissey sia convinto di essere stato riconosciuto, gli agenti hanno dovuto fare una rapida ricerca su Google per assicurarsi della sua identità. Dopo aver consegnato la contravvenzione, il nipote del cantante ha scattato una foto all’agente, e avrebbe detto: «Lei diventerà famoso».
Il fotografo alludeva al post su Facebook che trovate qui sotto: la polemica social, però, potrebbe costare a Morrissey una denuncia per diffamazione.