Neal Schon e Deen Castronovo dei Journey difendono Arnel Pineda | Rolling Stone Italia
Non sparate al cantante

Neal Schon e Deen Castronovo dei Journey difendono Arnel Pineda

Dopo le polemiche per la performance a Rock in Rio, il cantante aveva lanciato su Facebook un sondaggio dicendo che con un milione di «vai» nei commenti lascerà il gruppo

Neal Schon e Deen Castronovo dei Journey difendono Arnel Pineda

I Journey nel 2017, alla Rock and Roll Hall of Fame: Jonathan Cain, Ross Valory, Neal Schon, Steve Perry

Foto: Stephen Lovekin/Variety/Penske Media via Getty Images

Neal Schon, membro fondatore dei Journey, ha commentato le polemiche per la performance di Arnel Pineda a Rock in Rio, che hanno portato il cantante della band a lanciare un sondaggio su Facebook promettendo che avrebbe lasciato la band nel caso un milione avesse scritto sul social «vai».

«Questa clip è di Rio», ha scritto Schon postando in video su Facebook. «Abbiamo scoperto molto dopo delle limitazioni poste dagli Avenged Sevenfold a causa delle quali quasi nessun suono arrivava dell’impianto di amplificazione al pubblico. Una mossa del cazzo. Ma guardate le persone. A loro è piaciuto, tutte le altre sono stronzate inventate di sana pianta» (gli Avenged Sevenfold hanno suonato al Rock in Rio nella stessa giornata dei Journey).

In precedenza Schon aveva postato un video relativo a un altro concerto, a Santiago del Cile, scrivendo che «tutte le stronzate che riguardano Arnel Pineda sono spazzatura creata ad arte». E facendo riferimento al video: «Vi sembra che nessuno si stia divertendo?».

Anche il batterista dei Journey Deen Castronovo ha difeso pubblicamente Pineda e la sua capacità di raccogliere la sfida di affrontare «il catalogo della band sera dopo sera, anno dopo anno» dando il meglio al pubblico e ai Journey. Solo in poche occasioni ha avuto problemi di voce, «che è uno strumento biologico oggetto al tempo, alla stanchezza, ai virus, ai batteri, al jet lag, e così via» e su cui non sempre si può avere il controllo assoluto. E quindi, «che senso ha prendere di mira un essere umano per qualcosa che non può controllare?».

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