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Negata la libertà vigilata all’assassino di John Lennon

«Lei ha ammesso di aver attentamente pianificato l'omicidio di una celebrità mondiale al solo scopo di guadagnarsi la fama», ha spiegato il giudice respingendo la decima richiesta per la libertà vigilata di Mark Chapman

Per la decima volta è stata negata la libertà vigilata al 63enne Mark David Chapman, l’uomo che l’8 dicembre 1980 uccise John Lennon sparandogli all’entrata del Dakota Building di New York, dove l’ex Beatles viveva insieme a Yoko Ono.

Chapman è condannato a 20 di prigione e la sua ultima istanza per la libertà vigilata è datata 2016 mentre la prossima sarà possibile nel 2020. Ad oggi non sono ancora del tutto chiare le ragioni che spinsero l’uomo a sparare, anche se Chapman in passato ha riferito che l’omicidio di Lennon era servito a regalargli l’eterna notorietà.

«Lei ha ammesso di aver attentamente pianificato l’omicidio di una celebrità mondiale al solo scopo di guadagnarsi la fama», ha spiegato il giudice per la libertà vigilata, motivando le ragioni per cui Chapman dovrà restare rinchiuso al Wende Correctional Facility, carcere di massima sicurezza dello Stato di New York.

«Nonostante non sia possibile valutare il valore di una vita umana rispetto a un altra, il fatto che lei abbia scelto qualcuno non solo per il fatto di essere conosciuto a livello mondiale e amata da milioni, senza pensare al dolore che lei avrebbe causato alla famiglia, agli amici e a tantissimi altri, dimostra la scarsa considerazione in cui tiene la santità della vita umana e il dolore e la sofferenza degli altri».

Sembra inoltre che la vedova di Lennon, Yoko Ono, abbia ancora una volta scritto una lettera al giudice per opporsi alla richiesta di Chapman per la libertà vigilata.

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