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Nesli presenta il suo primo libro: «I pregiudizi? Sono il mio motore»

Due anni di lavoro per raccontare la sua vita, dall'infanzia al successo. Passando per un bel po' di casini
Nesli, foto: Facebook

Nesli, foto: Facebook

«È come se fosse il mio funerale felice, come in un film di Tim Burton». Con queste parole Nesli presenta il suo primo lavoro da scrittore: Andrà tutto bene.

Un libro di 163 pagine che racconta una sola storia, la sua. «Sembra un romanzo ma non lo è. È tutto vero».

Si parte dall’inizio, dalle Marche, e si arriva a Milano, al successo (prima del fratello e poi suo), al 2015 che è stato l’anno della svolta: Sanremo, un tour lunghissimo e ora un libro. Ma in mezzo c’è stato tanto altro.

Un periodo che aveva bisogno di essere suggellato, raccontato.

Nell’epoca in cui sono tantissimi i cantanti che si cimentano con la scrittura (con risultati spesso scadenti), i pregiudizi verso un ex-rapper che pubblica un romanzo non sono pochi. Ma a quanto pare a lui non interessa molto: «Io sono figlio dei pregiudizi. Sono stati il mio grande nemico per anni ma poi si sono trasformati in qualcosa da spiegare. Il mio motore».

Due anni di lavoro in solitudine che nessuno ha letto fino alla prima stesura, «nemmeno mia madre».

L’evento scatenante della storia (con cui inizia e finisce il libro) è forse uno dei più brutti della sua vita: uno sparo partito per errore e per cui un amico ha rischiato la vita. L’inizio di un periodo complicato tra ospedali e tribunali e che ora andava messo nero su bianco: «È stato terapeutico».

Ma in questo libro si parla anche di famiglia (anzi, di famiglie), di canzoni e di tanta musica. Prima rap e dopo pop: «Ho smesso di scrivere rap. Chiuso. Nutro un profondo rispetto per quel mondo, ma non mi sentivo più parte di esso. Nel rap ero una mosca bianca, ora mi sento più efficace».

Oltre al libro (che esce l’8 settembre), arriva anche una nuova edizione dell’album con allegato il DVD del concerto. Insomma, un modo per chiudere un ciclo e iniziarne uno completamente nuovo. Forse il periodo buio è finito.

Ma tanto, comunque vada, “andrà tutto bene”.

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