«Tutte le volte che sono vicino a uno stereo che suona della musica spazzatura, scopro che sono i Red Hot Chili Peppers». La frase è attribuita a Nick Cave, che l’avrebbe detta una ventina e passa d’anni fa. Oggi non la ripeterebbe. Rispondendo alla domanda di un lettore dei suoi Red Hand Files, ha spiegato il contesto di quel giudizio ingeneroso e ha rivelato che ha collaborato col bassista (e trombettista) Flea incidendo «la canzone col testo migliore di tutti i tempi».
«Circa 25 anni fa detto una frase fuori luogo e ingenerosa sui Red Hot Chili Peppers», scrive Cave.« Non è stata detta con cattiveria, era il tipo di cosa odiosa che dicevo all’epoca per far incazzare le persone. Ero un piantagrane, un rompipalle, uno che si sentiva bene quando irritava la gente. Forse è un tratto caratteriale diffuso tra gli australiani della mia generazione, non so, ma per un quarto di secolo quella frase mi ha tormentato».
L’aspetto più interessante della faccenda, scrive Cave, non è la frase che ha detto, ma la risposta di Flea su Facebook. «Ha spiegato quanto gli ha fatto male quel mio giudizio, eppure è andata avanti spiegando con dovizia di particolari quanto amava la mia musica. Era una lettera d’amore incredibilmente generosa e sincera. Le sue parole mi hanno commosso e mi hanno fatto capire che Flea era un uomo di classe e, per quello che riuscivo a capire in quel momento della mia vita, un essere umano di livello superiore».
Nel corso degli anni i due si sono incontrati più volte e hanno anche collaborato. «La scorsa settimana» scrive Cave «Flea mi ha spedito una canzone chiedendomi se mi andava di aggiungere le parti vocali. Era per un disco basato sulla tromba che sta preparando. Non sta a me dire di che canzone si tratta, dico solo che è un pezzo a cui tengo particolarmente e che ha probabilmente il più grande testo mai scritto, una canzone di cui ho una tale stima che non avrei mai osato cantarla se Flea non me l’avesse chiesto. Mercoledì sono entrato in studio e ho registrato la mia parte vocale. Ne è venuta fuori una bellissima conversazione tra la tromba di Flea e la mia voce, piena di desiderio e amore, la canzone trascende le parti da cui è composta per diventare una danza cosmica in lenta evoluzione, prendendo la forma di una riconciliazione e di una richiesta di scuse».
Infine, Cave racconta un aneddoto che lo scultore Thomas Houseago gli ha riferito a proposito del bassista. «Un paio d’anni fa, Flea, la figlia, Thomas e una guida stavano facendo un’escursione allo Yosemite. Dopo aver camminato per cinque giorni stavano percorrendo un sentiero boscoso quando sul sentiero è apparso un orso. Si sono raggelati, un grande orso nero dalle sfumature rossastre era a tre metri circa da loro. Thomas e la guida hanno preso in mano i pali della tenda nel caso avessero dovuto difendersi da un attacco. Flea, invece, si è piazzato davanti all’orso e gli ha parlato: ha ammesso che erano visitatori entrati nel suo territorio, ha espresso il suo amore per l’orso e ha chiesto il permesso di proseguire lungo il sentiero. L’orso si è spostato e ha permesso loro di passare».