Roger Waters torna a far parlare di sé per le controversie legate alle prese di posizione politiche. L’ultima è arrivata in occasione del tour in Sud America del co-fondatore dei Pink Floyd. Alcuni hotel in Argentina e in Uruguay gli hanno negato il soggiorno per le dichiarazioni sul conflitto arabo-israeliano. La notizia ha fatto il giro del mondo prima ancora di essere confermata. L’ufficialità è arrivata dal musicista: «Avevamo una prenotazione al Faena» ha detto Roger Waters riferendosi all’hotel di Buenos Aires «e dopo ci è stato detto che la prenotazione è stata cancellata perché la camera doveva essere ristrutturata».
«All’Alvear ci era stata confermata una prenotazione per dieci stanze dal 13 al 22 novembre. Poco dopo sono state cancellate anche queste». Stando a quanto dichiarato ai media, lo stesso trattamento sarebbe capitato con l’Hyatt Centric e il Regency di Montevideo.
Il quotidiano Infobae ha raccolto la testimonianza di alcuni lavoratori del Faena che hanno confermato che Waters «non era il benvenuto per le affermazioni controverse riguardo gli attentati di Hamas contro Israele del 7 ottobre». Nello specifico, il musicista ha definito gli attacchi una possibile «false flag» e «qualcosa di ambiguo», sottintendendo la presunta matrice israeliana delle stragi. Waters ha accusato «la lobby israeliana» di aver fatto pressione agli albergatori affinché non lo ospitassero.
Le frasi dell’ex Pink Floyd non sorprendono. Roger Waters è da tempo un dichiarato anti-israeliano e volto del BDS (Boycott, Divestment and Sanctions), l’organizzazione non profit filopalestinese impegnata a boicottare brand associati, in qualsiasi modo, allo Stato di Israele. L’attivismo di Waters è iniziato nel 2006 quando, in occasione di una tappa prevista a Tel Aviv, ha visitato il muro di separazione al confine con la Cisgiordania. «Il muro è una costruzione spaventosa. È pattugliato da giovani soldati israeliani che mi hanno minacciato, un innocuo visitatore da un altro mondo, con sprezzante aggressività», dichiarò all’epoca durante la live a Neve Shalom, finendo per invocare la fine dell’«apartheid» subito dai palestinesi.
Da qui inizia l’attacco esplicito contro Israele che continua ancora oggi: tra le affermazioni più controverse c’è l’accusa verso il finanziatore ebreo del Partito Repubblicano Sheldon Adelson, «un burattinaio», agli attacchi contro gli artisti che hanno accettato l’invito ad esibirsi in Israele, come nel caso di Bon Jovi e Nick Cave, passando all’omicidio di George Floyd che per Waters sarebbe da attribuire a «tecniche dell’IDF (l’esercito israeliano) imparate dalla polizia americana».
Waters è stato accusato di essere antisemita da Polly Samson, moglie e collaboratrice di David Gilmour («sei antisemita fino al midollo»), e dal produttore di The Wall Bob Ezrin, oltre che da parlamentari inglesi, dal Dipartimento di Stato americano, dallo Stato di Israele. Fuori dalla Festhalle di Francoforte, dove si è esibito a maggio grazie alla sentenza di tribunale tedesco che ha ribaltato la decisione delle autorità cittadine di cancellarlo, hanno manifestato esponenti di varie organizzazioni ebraiche e un’alleanza di gruppi della società civile. «Le sue parole e le immagini che mostra» ha detto Elio Adler, capo del gruppo ebraico WerteInitiative «diffondono l’odio per gli ebrei e s’inseriscono nella tendenza di normalizzare l’odio per Israele camuffandolo per libertà di parola o per arte».
Al Forum di Assago, a marzo, Waters ha cantato Déjà Vu con una kefiah attorno al collo, mentre sopra la sua testa compariva la scritta “fanculo l’antisemitismo”. «Potete mettere assieme quanti imbecilli volete che ripetano questa bugia, ma rimane una sporca bugia», ha detto Waters in un lungo video a giugno a proposito delle accuse di antisemitismo.
Oltre a Israele, negli ultimi anni Waters si è inimicato una parte dell’opinione pubblica per le opinioni sul conflitto in Ucraina: dopo aver bollato le notizie che anticipavano l’invasione come «propaganda anti-russa», ha definito la guerra un risultato delle provocazioni della NATO. Una posizione talmente radicale che ha ribadito lo scorso febbraio, su richiesta della Federazione Russa, con un discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In una intervista a Rolling Stone, Waters ha detto di essere «sulla lista ucraina delle persone da assassinare».