Durante il weekend appena trascorso, un concerto di beneficenza ha riaperto l’arena di Manchester, con Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds a fare da headliner al primo evento dopo l’attentato terroristico che il 22 maggio scorso uccise 22 persone durante il concerto di Ariana Grande.
Durante la sua performance Gallagher ha suonato otto canzoni fra cui Don’t Look Back In Anger, la canzone più famosa del repertorio degli Oasis, diventata l’inno di Manchester durante le commemorazioni per le vittime dell’attacco.
«È diventato un inno al non arrendersi», ha detto Gallagher durante il concerto alla Manchester Arena. «Ogni volta che la cantate, noi vinciamo la paura. Cantatela come non avete mai fatto prima», ha esclamato The Chief prima che la sua voce si mescolasse a quella all’unisono del pubblico sulle note della canzone tratta dall’album (What’s the Story) Morning Glory.
Durante l’ultimo ritornello, Noel – nato e cresciuto a Manchester – non è riuscito a trattenere l’emozione e, tra le lacrime e la voce spezzata dalla commozione, ha lasciato fosse il pubblico a terminare la canzone così come ormai tradizione nei concerti fin dai tempi degli Oasis anche se, questa volta, il significato era molto diverso.
Lacrime che, ovviamente, non sono passate inosservate al fratellino Liam, come da tradizione scatenato su Twitter quando si tratta di attaccare l’odiato fratello: «Noel è scoppiato a piangere, e non mi dite che seriamente avete abboccato, non gliene frega un cazzo». «Non abboccate alle sue stronzate da PR, non gliene frega un cazzo, se la stessa cosa fosse successa a Edimburgo sarebbe subito schizzato su».
NG broke down in tears cmon you seriously ain’t buying that he doesn’t give a fuck
— Liam Gallagher (@liamgallagher) 10 settembre 2017
Don’t buy into his PR stunt he doesn’t give a fuck if the same thing had have gone of in Edinburgh he’d been up there like a shot ahem
— Liam Gallagher (@liamgallagher) 10 settembre 2017
E se nella nostra intervista esclusiva sul numero di settembre non ha esitato ad affermare “Gli Oasis ero io, Noel era il mio aiutante”, Liam ora è tornato sulla polemica inaugurata in occasione del concerto One Love dello scorso 4 giugno a Manchester quando Our Kid, dopo aver suonato Rock ‘n’ Roll Star and Live Forever, tramite i social si scagliò sul fratello, reo di non essersi presentato all’evento di beneficenza: «Manchester vorrei scusarmi per la deludente assenza di mio fratello ieri sera, Noel era fuori dal fottuto paese quando tutti abbiamo preso un aereo per suonare le tue canzoni davanti ai ragazzi che hai mandato affanculo». Tuttavia, nei giorni successivi all’evento, Noel aveva rivelato di aver regalato una parte delle royalties di Don’t Look Back In Anger ai parenti delle vittime.
L’evento benefico We Are Manchester andato in scena questo weekend, nato per raccogliere fondi in sostegno delle famiglie delle vittime, oltre a Noel, ha visto la partecipazione di Courteeners, Pixie Lott, Nadine Coyle delle Girls Aloud, Rick Astley, Blossoms e Bugzy Malone insieme al sindaco di Manchester Andy Burnham e il poeta Tony Walsh, che ha letto la sua opera This Is the Place.
«È un simbolo della forza della città e della nostra determinazione – aveva detto Burnham ad agosto parlando della riapertura della Manchester Arena – È un simbolo della nostra volontà di non arrenderci e della vita che continua, del fatto che non cambieremo ciò che siamo». Burnham ha poi aggiunto che Don’t Look Back in Anger rispecchia il riscatto della città: «La musica sta giocando un ruolo fondamentale nella nostra guarigione».
Con i concerti di John Legend, Nick Cave and the Bad Seeds and Neil Diamond programmati per settembre, la Manchester Arena ritornerà a essere un punto focale per la musica, in una città che della musica ha segnato la storia recente: oltre agli Oasis, la MaDchester ha visto nascere le stelle di Joy Division, The Smiths, Happy Mondays oltre alla scena rave made in UK.