Un festival estivo è un vero e proprio racconto corale che nasce dal mix perfetto di volti, luoghi, situazioni e splendidi imprevisti musicali: nel caso del Northside Festival di Aarhus, una line-up d’eccezione è il perno attorno al quale far ruotare una giostra di attività collaterali, di installazioni e angoli da scoprire tra un concerto e l’altro, che concorrono a rendere Northside un’esperienza a 360 gradi.
La grande attenzione alla comunicazione e all’innovazione è da sempre un tratto distintivo del festival danese: quest’anno all’app che unisce design e usabilità nella creazione di una community, si aggiunge la novità del payband; il braccialetto/pass legato al polso di ogni partecipante viene dotato di piastrina magnetica, pronta a diventare un e-wallet da ricaricare per lasciare a casa, insieme a contanti e carte di credito, ogni preoccupazione.
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L’aspetto green si conferma uno dei core values del Northside, che ha persino una propria certificazione ecologica: l’intera area del festival viene battuta palmo a palmo da squadre di “trash talkers” impegnati a ripulire i prati indossando tute con l’hashtag #keepitclean; porta mozziconi portatili brandizzati sono distribuiti all’ingresso e, in pieno stile nordico, il pubblico è incentivato a riconsegnare bicchieri di plastica e brocche delle birre da un efficientissimo sistema di resi “pagati” e caparre. Le sfumature di verde quest’anno stupiscono anche i molti foodies festivalieri: birre crude organiche e un 70% stimato di cibi organici nei moltissimi stand gastronomici(il 30% era il requisito base dell’organizzazione). Focus anche su emissioni e risparmio energetico, grazie alla presenza di BikeSide e Camino, i percorsi ciclo-pedonali per raggiungere la venue (appositamente sprovvista di parcheggi) e al SunSide, un’area completamente autosufficiente dal punto di vista energetico.
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Per quanto riguarda il programma, un variegato ventaglio di big intrecciato e sostenuto da realtà scandinave di grande qualità, non delude le grandi aspettative create dalla compresenza di Pixies, The Nationals, Arcade Fire, Franz Ferdinand, Queens Of The Stone Age, riservando anzi grandi sorprese e chicche degne di nota.
Il nostro pagellino premia la scena scandinava: sin dal primo giorno un potentissimo e scenografico show di Lucy Love infiamma di ritmo i northsiders, un crescendo di energia sotto il sole culmina con lo stage diving dei Reptile Youth (ormai maturi ma sempre wild) sino ad una conclusione epica a tarda notte: gli Whomadewho sono raggiunti sul palco in una sexissima jam da Mø e dal cantante dei Reptile, facendo impazzire il Beat Stage con una cover di Satisfaction di Benny Benassi; 4 voci, basso chitarra e batteria.
I Mount Kimbie bilanciano la tenuta di palco un po’ freddina con un sound accattivante: sono ammiratissimi anche dagli altri artisti (i Bombay Bicyle Club al gran completo si mescolano al pubblico per godersi il concerto).
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Protagoniste indiscusse del secondo giorno sono due leonesse del palcoscenico: la giovanissima Mø, in irrefrenabile ascesa dopo 12 date in USA sold out e un tour con Major Lazer e la regina del pop Robyn, esplosiva nel suo progetto al fianco dei Röyksopp. La svedese con il taglio alla David Bowie regala al suo pubblico più di due ore di show, diviso in tre parti: un’apertura dei soli Röyksopp, la sua entrata in scena con i grandi classici (da Dancing On My Own a Call Your Girlfriend) che culmina nei cinque brani del nuovo progetto del terzetto scandinavo: partenza esplosiva con Say It e movenze degne di Madonna.
Il Festival si conclude con una domenica all’insegna del rock: i White Lies non hanno perso il tocco, i Royal Blood si confermano i nuovi White Stripes, The Blue Van, dopo aver musicato una pubblicità dell’iPad, continuano a sorprendere con un sound caldo ed energico, gli Arcade Fire non hanno bisogno di commento. Una nota speciale va all’incredibile performance live dei Rudimental, decisamente al di sopra delle aspettative: un’energia incontenibile e, sulle note di Free, il richiamo sincopato “Shoulders/shoulders/shoulders” del frontman fa partire un domino di persone che salgono sulle spalle dei vicino, come in un “Attimo Fuggente” a ritmo in levare.
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In conclusione, un festival che pullula di mamme in attesa, di bimbi piccoli allattati nelle pause tra White Lies e Pixies, di bambine munite di cuffie che ballano sulle spalle di papà giovanissimi, di carrozzelle di disabili, molti, che si godono i concerti con gli amici, è una gran bella cornice in cui godersi la musica.
La conferma? La tradizione, made in Northside, di defluire dopo l’ultimo concerto battendo il 5 a volontari e responsabili della security, schierati all’uscita per ringraziare il pubblico… Proprio come padroni di casa che accompagnano i loro ospiti alla porta.
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