Il festival di musica avanzata ha dato delle risposte: il futuro è nella qualità, e la qualità è indietro, nel passato. È questo il messaggio della 21esima edizione del Sonar 2014 di Barcellona, sempre più grande ed influente con oltre centomila presenze in tre giorni.
Ad immaginare mondi fantascientifici ci pensino pure Matmos, Trentemoller, Ben Frost e l’alieno Richie Hawtin. Il legame tra tecnologia e creatività, il vero centro dell’esplorazione condotta in modo impeccabile dal Sonar, è invece nelle mani di gente come Massive Attack, James Murphy, Theo Parrish e Harvey. Ovvero, la vecchia scuola e qualche discepolo, come il norvegese Todd Terje che mette i dischi e intanto suona una tastiera Nord Lead. Senza dimenticare Nile Rodgers, l’uomo che ha “Ridato vita alla musica”, deliziosamente vintage nel riportare gli Chic (in formazione completa con sezione fiati, batteria e percussioni e due cantanti) sul palco del Sonar Pub alle due di notte, in un orario in cui solitamente i BPM sono già ben oltre il limite della disco. L’ultima volta che gli Chic hanno suonato al Sonar è stato nel 2006, prima dei Daft Punk, del ritorno di Giorgio Moroder e del boom americano della Electronic Dance Music. Allora, dal palco Nile ripeteva continuamente la sua rivendicazione: “This is dance music: no machines!”.
Adesso non ha neanche bisogno di dirlo, può permettersi di suonare una versione soul di Get Lucky e di fare le cover di sé stesso con Let’s Dance di David Bowie e Like a Virgin di Madonna, perché sa che è stata la musica elettronica ad andare verso di lui e non viceversa.
Lo si era già visto durante il Sonar de Dia, quando sul palco centrale la leggenda della techno di Detroit Theo Parrish ha chiuso il suo set con un remix di Another Star di Stevie Wonder. Lo si è visto soprattutto con Harvey, maestro di stile e saggezza, in forma smagliante e appena arrivato dalla sua nuova casa a Venice Beach, che ha chiuso in grazia la giornata con Relight My Fire, ovvero l’essenza perfetta del 1979: produzione di Dan Hartman, voce di Loleatta Holloway e archi di Don Renaldo dei MFSB.
Harvey è il simbolo del clubbing vecchia scuola che non teme confronti con la EDM:
Il mio compito è intrattenere, far ballare la gente oltre la prima fila di persone che mi guardano immobili e scattano foto con il telefonino o cercano i dischi su Shazam.
Più o meno è lo stesso messaggio che accoglie il pubblico del luogo più riservato ed emozionante del Sonar 2014, il Despacio immaginato da Sergi Caballero e soci insieme ai 2ManyDJ’s e a James Murphy. Un foglio scritto a mano e appeso davanti alla consolle dice:
Ragazzi, siamo qui per divertirci. Magari non è necessario scattare una foto o girare un video. Godetevi questo momento, qui e adesso.
Il Despacio è una tenda nera che chiude uno spazio buio e intimo per poche centinaia di persone, illuminato da una gigantesca mirror ball, qualche astronave che pende dal soffitto, luci calde. E sette torri di amplificatori valvolari analogici McIntosh ad assediare una dancehall a colpi di bassi, cassa e rullante mai sentiti prima, con i fratelli Dewaele e James Murphy a far girare solo vinili dalle tre di pomeriggio alle nove di sera, tutti i giorni per tre giorni. Poesia pura. L’essenza del party riaffermata con autorevolezza, è questo il capolavoro del Sonar 2014. Al Despacio è passato anche Richie Hawtin, seminascosto dietro ad un’amica. Aveva appena finito di saturare le casse del Sonar de Noche con un set di techno inquietante e monumentale (dopo aver ipnotizzato il pubblico con Object, la performance multimediale costruita intorno ad un monolite di LED del suo progetto parallelo Plastikman) ma era lì in mezzo agli altri a sentire come suonava quell’impianto pazzesco con le chicche disco music della Salsoul Records o un remix Here Comes The Sun dei Beatles. «You can’t beat that» è sembrato di sentirgli dire.
Nel 2015 il Sonar diventa ancora più globale. La 22esima edizione a Barcellona
è stata già fissata dal 18 al 20 giugno, ma nel corso dell’anno il festival di musica avanzata visiterà otto città nel mondo: dopo Cape Town, Rejkjavik, Stoccolma e Tokyo sono state aggiunte tappe a Santiago del Cile, Bogotà e Copenhagen.