Inizia oggi il primo festival internazionale di musica elettronica della storia di Cuba, il Manana, che dal 4 al 6 maggio animerà le strade di Santiago.
L’idea alla base del festival, che nasce circa un anno fa dal sogno di creare un ponte fra la cultura e i ritmi di Cuba con la musica elettronica contemporanea, parte dall’incontro fra i londinesi Harry Follett e Jenner Del Vecchio con Alain Garçia Artola, star locale dell’hip-hop, e ha ricevuto fin da subito il supporto dagli enti governativi dell’isola.
È passato meno di un mese da quando Barack Obama e Raul Castro, il fratello minore di Fidel, hanno ribadito la volontà di porre fine all’embargo ordinato a Cuba dagli Stati Uniti nel 1960, all’epoca guidati da John F. Kennedy. Tuttavia, se alcuni pensano che la ripresa degli scambi commerciali e dei rapporti diplomatici fra i due paesi possa giovare all’economia statale, una grossa fetta dell’isola si trovi spiazzata di fronte all’avanzare di un’era post-castrista, in cui lo sgretolarsi dell’ideologia rivoluzionaria potrebbe portare a forti disuguaglianze sociali.
D’altro canto – mettendo da parte paure più o meno concrete – l’apertura dei confini cubani ha portato quasi mezzo milione di persone ad acclamare il mastodontico show gratuito organizzato dai Rolling Stones a L’Havana qualche giorno dopo il ritorno di Obama negli States mentre, solo qualche settimana prima, la Tribuna Antiimperialista José Martí era stata inondata dalla festa messa in piedi da Diplo e i suoi Major Lazer. La fine dell’embargo, quindi, ha significato anche la possibilità divenuta concreta che due culture prima distanti possano finalmente incontrarsi, anche a ritmo di musica, e in questa direzione si pone il traguardo del Manana festival. Manana, organizzazione no-profit anglo-cubana, parte da una campagna promossa via Kickstarter allo scopo di portare i migliori musicisti di Cuba a condividere il palco con alcuni fra gli artisti più eclettici del panorama elettronico contemporaneo.
Non è un caso, infatti, che dei circa quaranta nomi provenienti da tutto il mondo che compongono la line-up del festival quasi la metà siano musicisti cubani e che, inoltre, siano stati destinati ai cittadini stranieri solo un numero limitato di biglietti, in modo che il festival possa realmente diventare un luogo in cui due culture possano mutualmente mescolarsi, e non una semplice attrazione turistica. Nicolas Jaar, A Guy Called Gerald, Plaid, Mala, Quantic, Gifted & Blessed e l’italiano dj Khalab sono solamente alcuni fra gli artisti internazionali che già da alcuni giorni si trovano a Santiago de Cuba, impegnati in workshop e collaborazioni assieme a musicisti fino a poco tempo fa confinati nei barrios dell’isola ma che ora, grazie a Manana, potranno insegnare a producer e dj occidentali i segreti del ritmo per cui Cuba è tanto famosa.
Quanto abbiamo pregustato a novembre su Boiler Room Tv diventa oggi realtà, grazie ai 60.000 dollari raccolti grazie al fundraising, oltre a importanti sponsorizzazioni da parte di alcune famose case produttrici di strumenti musicali, tra cui Ableton, Vermona, Elektron e Native Instruments che, una volta terminato il festival, lasceranno in dono agli artisti locali un equipaggiamento degno dei più importanti studi di registrazione al mondo.
In lingua Yoruba, un particolare dialetto d’origine africana importato a Cuba qualche secolo fa con la tratta degli schiavi, il nome del festival significa il sentimento esplosivo per cui, quando la musica inizia, è impossibile trattenersi dalla danza; non ci sarà quindi da stupirsi se, fra qualche anno, durante una serata a Berlino o a Parigi, grazie alla collaborazioni nate a Santiago verrete anche voi improvvisamente colti dal Manana.