In un articolo scritto per il New Yorker, Patti Smith ha raccontato della sua commovente performance sulle note A Hard Rain’s A-Gonna Fall di Bob Dylan andata in scena sul palco della cerimonia per la consegna dei Premi Nobel. Fra le righe del suo saggio, scritto a cuore aperto, la cantante ha raccontato di aver provato un’enorme tensione nervosa, anche per l’importanza che la canzone di Dylan riveste nella sua vita.
Come già rivelato a Rolling Stone, prima che la commissione assegnasse il Nobel per la Letteratura a Dylan, la cantante inizialmente aveva programmato di suonare una sua canzone per poi preferire l’omaggio al Menestrello di Duluth con una versione di A Hard Rain’s A-Gonna Fall: «Una canzone che ho amato fin dalla mia adolescenza, la preferita del mio ultimo marito – ha rivelato la Smith – The Freewheelin è anche stato il mio primo album di Dylan, regalatomi da mia madre».
Patti Smith ha raccontato, inoltre, di come abbia trascorso ogni momento libero a esercitarsi sulla canzone e di come, la mattina della cerimonia, si sia svegliata in preda all’ansia ma di essere comunque rimasta fiduciosa in merito alla performance davanti all’audience di Stoccolma: «Mentre gli accordi d’apertura introducevano la canzone, sentivo cantare la mia voce – ha scritto la Smith in proposito – la prima strofa è stata passabile, la voce era un po’ tremante ma ero sicura che avrei sistemato tutto».
Tuttavia, aggiunge la cantante, «Sono stata investita da una valanga di emozioni talmente intense che non sono riuscita a controllare. Con la coda dell’occhio vedevo le telecamere, i dignitari sul palco e fra il pubblico. Non sono abituata a una dose tanto alta di tensione e così non sono riuscita a continuare. Non mi ero dimenticata la parole della canzone, sono parte di me. Semplicemente ero incapace di farle uscire».
Nel video della performance è possibile vedere la cantante sopraffatta dall’emozione: «Quello strano fenomeno non è diminuito o scomparso ma, crudelmente, è rimasto con me – si è confessata la Smith – sono stata costretta a fermarmi, a chiedere scusa e a riprovare, ma nonostante abbia cantato con tutto il mio essere, la voce è rimasta comunque insicura».
«Mi sono sentita persa nel racconto della canzone; nelle parole del verso iniziale “Sono inciampato sul fianco di dodici nebbiose montagne” e in quello finale “E saprò bene la mia canzone prima di incominciare a cantare”. Appena ho raggiunto il mio posto ho provato l’umiliante morso del fallimento ma, allo stesso tempo, la sensazione che stessi in qualche modo incarnando il testo della canzone».
Nonostante abbia ammesso il grande imbarazzo provato durante la performance, la Smith ha raccontato di esser stata accolta comunque con grande gentilezza e cordialità cdai presenti alla cerimonia dei Nobel incontrati il giorno successivo. La cantante ha poi concluso con uno sguardo rivolto al futuro: «Il 30 dicembre suonerò Horses nella mia città natale assieme alla mia band, a mio figlio e a mia figlia – ha scritto parlando del concerto che andrà in scena il giorno del suo compleanno sul palco del Riviera Theatre a Chicago – tutto quello che ho visto nella mia vita, tutto ciò che ho provato, tutti i miei ricordi, tutto questo sarà con me sul palco e il rimorso che ho provato così profondamente andrà con gioia a fondersi a tutti gli altri momenti. Settant’anni di momenti, settant’anni trascorsi a essere umana».