Fa un certo effetto vedere questo immenso vecchietto, Paul McCartney, zompare in aria sulla cover di “Rolling Stone”, quasi una versione rock della pubblicità dell’olio cuore. Fa impressione anche dopo una lunga estate che è sempre di più passarella di corpi e ambizioni, spalmati di cremine antirughe e selfie con filtro anti-age.
Ho passato due settimane in Liguria e due giorni a Ibiza: sono passato dai burraco olimpionici dopati da fiumi di bianchini ai privé vanziniani del Pacha con trenini di magnum di champagne; da un’anzianità fieramente ordinaria e cucinata dal sole al trionfo dei remake, fondoschiena di 65 anni tirati per aria, 70enni depilati, plastici seni adolescenti incastrati su nonne con la pelle più trattata delle loro Balenciaga. È una terza età a doppia velocità, di reddito, di lifestyle (palestra, diete, chirurgie) e di sessualità (esibita e desiderata). In questa cartolina balneare, i giovani – sempre e solo camerieri, cubisti e bagnini – erano poco più che la seducente pubblicità di un ente del turismo che – stando alle sempre più impietose statistiche – corteggia gli unici massici big spender: i vecchi. Sarà per questo che un pass vip per l’atteso Desert Festival di inizio ottobre in California – nella line-up Paul McCartney, Rolling Stones, Neil Young, Bob Dylan e Who – costa sui 1600 dollari.
Sempre a proposito di golden age, ad agosto sui social dell’inglese New Musical Express è comparsa la foto di Paul McCartney che vedete in questa pagina: è uno scatto della moglie Linda fatto all’epoca del disco Ram del 1971 (recentemente ristampato e ora cult per le nuove generazioni, come racconta lo stesso Paul nell’intervista a pag. 6 del numero di settembre): “Era un hipster prima che essere hipster fosse cool” è il tweet che accompagna la foto: la lunga barba disordinata, la mug, la reflex e, soprattutto, la straordinaria fantasia del maglioncino rendono questa immagine dell’ex Beatle molto più contemporanea di qualsiasi altra, pure di quella della nostra cover. Perché, dietro a quello sguardo in camera, c’è tutta la coolness di uno che da sempre ha giocato con le età e con la vita (c’è pure la leggenda metropolitana che Paul sia morto anni fa in un incidente d’auto, come racconta Alberto Piccinini a pag. 14 del numero in edicola dal 2 settembre). All’epoca di Ram si presentava come un attempato e riflessivo hippie di campagna, anticipando di mezzo secolo l’attitudine hipster all’hobbistica e alla nostalgia, che ha portato una generazione a essere abile costruttrice di modellini di un passato che non ha vissuto.
Oggi McCartney è un 74enne molto fit e con chioma ambiziosamente tinta, che ascolta rap. È lo stesso Paul quello “vecchio” di Ram e quello “giovane” della foto della nostra cover? Più in generale, sono ancora oggi il pop e il rock fenomeni valutabili e leggibili attraverso l’età anagrafica? Intanto il dj e produttore Steve Aoki ha deciso di dare 220mila dollari all’Alcor Life Extension Foundation per affidarsi a un procedimento di criogenesi, ovvero farsi ibernare al momento della morte in attesa che la scienza riesca a far tornare a vivere la sua mente in un altro corpo (di criogenesi parla anche l’atteso romanzo di Don DeLillo, recensito a pag. 128). Per ora quindi l’unica rockstar immortale potrebbe essere un tamarrissimo dj dance.
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