Dopo la tragedia che la colpì nel 1991 ha parlato per la prima volta davanti ai microfoni di WFAA Wanda Crane, madre di Jeremy, ragazzo suicidatosi a colpi di arma da fuoco davanti ai compagni di classe a Richardson, in Texas, diventato poi il protagonista dell’omonimo brano cantato dai Pearl Jam nell’album Ten.
«Non bisogna definire la sua vita dal giorno in cui morì», ha raccontato la donna. «Era figlio, un fratello, un nipote, un cugino, era un amico, aveva talento», ha aggiunto ricordando la passione del figlio per la pittura descritta anche nella canzone.
Wanda Crane si trovava sul posto di lavoro quando ricevette la notizia dell’accaduto: «Ero in ufficio. Non ci riuscivo a credere. Ero scioccata. Non poteva essere mio figlio. Quel pomeriggio sarei dovuta andarlo a prenderlo a scuola», ha aggiunto riferendosi anche alla sua reazione davanti alle notizie delle sparatorie nelle scuole statunitensi: «Penso a come verrà ritratto lo studente, a quello che si dirà di chi compie un gesto del genere. Vorrei abbracciare le madri e le sorelle e dire loro che un giorno andrà meglio».
Durante il servizio è intervenuta anche Brittany King, ex compagna di scuola di Jeremy, presente nel momento del suicidio: «nella mia mente c’erano solo shock e paura, tutti gli studenti si precipitarono in fondo alla classe, rannicchiati». «Fu come una grande sveglia – ha aggiunto la donna – come “sai cosa? la vita non è sempre come la vorremmo”, le cose vere, le tragedie, accadono. Quanto successo mi fece crescere velocemente, letteralmente, da un giorno all’altro». King ha anche parlato del brano scritto da Vedder per il primo album in studio dei Pearl Jam: «Ero arrabbiata con loro per aver scritto quella canzone. Pensavo: “Non sapete nulla. Non vi trovavate lì. Le cose non sono andate così».
In un’intervista rilasciata a Billboard lo scorso anno, Vedder ha ammesso di aver inizialmente pensato di riprendere l’accaduto così come raccontato dai media, per poi decidere di allontanarsi sai fatti: «Quello era un articolo di giornale e, quando sono andato a scriverne, pensavo di prendere effettivamente in considerazione quanto era stato scritto sulla persona reale, ma poi ho deciso che sarebbe stata una intrusione».
«Raccontai il fatto perché ho avuto un’esperienza molto simile con un ragazzino con cui ero cresciuto, eravamo conoscenti. Un giorno impazzì totalmente e portò un pistola in classe durante la lezione di geografia e sparò contro un acquario, In quel momento ero in corridoio e ricordo di aver sentito tutto».