Per Morrissey, le restrizioni dovute al Covid equivalgono alla schiavitù | Rolling Stone Italia
News Musica

Per Morrissey, le restrizioni dovute al Covid equivalgono alla schiavitù

In un’intervista pubblicata sul suo sito, il cantante chiama la malattia Con-vid (da “con”, truffa), parla del nuovo album 'Bonfire of Teenagers' e critica la discografia. «Chi si esprime è considerato difficile»

Per Morrissey, le restrizioni dovute al Covid equivalgono alla schiavitù

Morrissey

Foto: Matthew Simmons/WireImage

In un’intervista rilasciata al nipote e fotografo Sam Esty Rayner e pubblicata sul suo sito ufficiale, Morrissey si è espresso sulla pandemia e altri argomenti tra cui il nuovo album Bonfire of Teenagers di cui non è ancora nota la data di pubblicazione. L’ex cantante degli Smiths chiama la malattia Con-vid, da “con”, truffa, è d’accordo col nipote che pensa che le restrizioni dovute al Covid equivalgano alla schiavitù, paragona il governo del Regno Unito agli imperatori cinesi.

«Il problema principale» dice Morrissey «è che nessuno è più d’accordo con nessun altro, ed è questo il risultato del Con-vid. Ha tirato fuori il peggio dalle persone, non siamo mai stati veramente uniti. Siamo stati privati della possibilità di vedere e di sentire il prossimo, e stare con altre persone che vedono e sentono quello che vedi e che senti tu è ossigeno per l’anima. Se glielo togli, le persone muoiono».

Il nipote risponde che «la società del Covid risponde perfettamente alla descrizione della schiavitù, eppure si suppone che si viva in un’epoca in cui qualsiasi cosa legata alla schiavitù deve essere fatta a pezzi o gettata in un canale a Bristol» (il riferimento è alla statua del mercante di schiavi Edward Colston buttata nel canale dai manifestanti inglesi di Black Lives Matter).

«Proprio così», risponde Morrissey. «E sempre più persone sono in stato di povertà, che è un’altra forma di schiavitù, così come le tasse e la Council Tax e tutti gli altri modi ci inchiodano e tracciano. La nostra unica libertà consiste nell’andare al supermercato e comprare divani. Il governo agisce come facevano gli imperatori cinesi: “Se vi comportate bene permetteremo di vivere come noi”». Ci sarà una rivoluzione? «No», risponde Morrissey, «perché contro arriverebbero subito i carri armati. Già oggi la polizia è addestrata a credere che ogni risposta che riceve sia una bugia».

Tra gli altri argomenti della conversazione, il fatto che Morrissey sia stato “cancellato”. Succederà di nuovo? «Non puoi cancellare qualcuno che è già stato cancellato. Quando mi avete visto l’ultima volta in televisione o sentito alla radio? Ho involontariamente inventato la condizione di essere cancellato!». L’industria discografica «mi ha sempre trattato come un esperimento finito male».

In quanto al nuovo album Bonfire of Teenagers, che in un’altra occasione Morrissey ha definito il suo migliore di sempre («L’anno peggiore della mia vita si chiude con il disco migliore della mia vita»), il cantante non s’illude che possa essere pubblicato da una major. «Quasi non conta il fatto che il disco sia notevole. Quasi non conta il fatto di avere un pubblico fedele. Non sono più cose rilevanti». E quali sono allora le caratteristiche rilevanti? «Oggi la discografia è incredibilmente debole e mette sotto contratto solo prodotti fatti per intrattenere all’ora di pranzo. Se esprimi te stesso, dicono che sei uno difficile».

È triste, commenta Sam Esty Rayner. E il cantante: «Potrebbe andare peggio. Potrebbero appendermi a testa in giù nella vetrina di un macellaio».

Altre notizie su:  Morrissey