I giovani shredder che fanno sfoggio delle proprie capacità su Instagram mettono paura a tutti i chitarristi. Non l’ha detto un principiante, ma Pete Townshend degli Who, intervistato per la cover storia della rivista Guitarist. Aggiungendo però che i virtuosismi non sono tutto e che quando si suona in quel mondo si finisce per cadere in cliché.
«Oggi tutti i chitarristi sono intimoriti dai ragazzini che su Instagram shreddano come demoni, o forse dovrei dire come angeli, visto che iniziano a 6 anni. Noi siamo le nostre dita».
In quanto a lui, è felice di dire che «se voglio, due giorni di pratica bastano per imparare sequenze di note appariscenti, anche se mi blocca la vecchia mentalità che mi spinge ad assicurarmi che le dita non suonino una serie di cliché».
«Ricordo quel che Leslie West m’ha detto a proposito di Eric Clapton: “Preferisco i tuoi licks ai suoi perché Eric sembra suonare cose che ha imparato, che ha preso da altri musicisti blues”. Credo che sia un paragone corretto, anche se ho visto Eric dal vivo ed è stellare».
Townshend sa che la gente non va su YouTube per restare sbalordita di fronte alla tecnica degli Who. Per lui la chitarra non solo tecnica: è perfetta per «certe performance, certi assoli, certi accordi, certe sorprese, certi trucchi, e per l’inclinazione a prendersi dei rischi».
In quanto al futuro degli Who, Townshend ha detto in un’altra intervista a Record Collector che «è ora che io e Roger ci si veda a pranzo per parlarne».
Roger è ovviamente Daltrey, che ha annunciato l’ultima edizione del Teenage Cancer Trust, il concertone benefico che a marzo lo vedrà sul palco della Royal Albert Hall con Eddie Vedder, Robert Plant, Paul Weller, Kelly Jones (Stereophonics) alla fine di una settimana di performance di Who, Squeeze, Noel Gallagher, Young Fathers, Chemical Brothers.