Ieri pomeriggio, due giorni dopo il live di Liberato a Milano, ricevo una telefonata in ufficio che mi propone una cosa curiosa: “Siamo uno studio di produzione video, abbiamo delle riprese in cui si vede il volto di Liberato. Vi interessano?”. “In che senso il volto di Liberato?”, chiedo. “Eh, gli occhi, un po’ le sopracciglia… Non lo riconosci, ma se sai chi è puoi capire…”.
Evidentemente il rifiuto nostro ha poi portato da un’altra parte, da 1977 Magazine, che ha titolato, un po’ acchiappaclick, VI RIVELIAMO IL VOLTO DI LIBERATO, un post in cui appaiono quattro primi piani fumosi di un tizio incappucciato, con una bandana fin sotto gli occhi e poco altro. Per comodità, le potete vedere qui sotto.
Il sito da ieri sera è andato in crash per le troppe visite. Per, sostanzialmente, niente.
Questa ossessione per l’identità di Liberato, io, davvero, non la capisco. E non la capisco dal giorno uno, anzi da prima, quando un amico ha girato a questa mail un link con la preview video di Nove Maggio, da quando abbiamo deciso di presentarlo in anteprima su questo sito, da quando l’abbiamo intervistato. Chi è Liberato? Chissenefrega.
Siamo stati pieni di cantanti mascherati, di anonimi famosi, che hanno scatenato una pruriginosità diversa, senza necessità di svelare quale fossero le vere identità. Qui no. Perché deve esserci per forza qualcosa dietro, deve esserci un segreto, una storia bizzarra. Deve esserci un perché. E invece no: io se fossi un produttore sarei ben felice di non far conoscere la mia faccia. Volete mettere quante rotture in meno? Niente selfie per strada, niente follower fake, un sacco di problemi risparmiati. Non fare interviste, non fare uscite.
Liberato ha scelto di godersela tutta. Un progetto nato dal basso, senza etichette, senza uffici stampa (ok, adesso ci sono dei marchi importanti che hanno deciso di investire su di lui), un progetto duro e puro, di quelli che “ce ne fossero”. E invece no, bisogna fare della dietrologia, bisogna complicarsi la vita, scervellandosi su chi possa essere, su quali complessi meccanismi stia sfruttando per avere successo.
Vi piace fantasticare? Volete credere alla questione “carcerati di talento”? Alla versione Calcutta? Fate come vi pare, immaginatevi tutti i possibili mondi paralleli in cui vari cantanti italiani si sono messi un bomber blu e hanno iniziato a cantare in napoletano. Ma che cosa vi frega, alla fine? Chi cerca di svelare l’identità dell’Uomo Ragno per il suo gusto personale non fa un favore all’umanità, nè al povero Peter Parker. E lo stesso vale in questo caso.
La questione dell’anonimato di Liberato è parte stessa del gioco. È un pezzo del meccanismo. Il giorno stesso in cui l’identità, il volto, un dettaglio sulla sua esistenza venisse rivelato, ecco, in quel momento potrete iniziare a salutare Liberato. Quindi, io spero che nessuno riesca a scavare fino in fondo. Anzi, mi infastidisce anche che qualcuno ne possa sentire il bisogno, che voglia trovare scoop con foto rubate. Perché l’anonimato di Liberato è esso stesso Liberato, peccere’.