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Pete Townshend: «Un ultimo tour mondiale con gli Who e poi basta. Non vorrei, ma lo farei per i soldi»

Il leader della band inglese ha parlato con cinismo del futuro della band («gli Who sono quelli del '64, non noi vecchi che facciamo i giovani») e della musica mai solista mai pubblicata («vogliono tutti il vecchio Pete e allora fanc*lo»)

Foto: Matt Licari/Invision/AP

Un ultimo tour mondiale e poi basta. Sembra ci sia ancora un filo di vita per gli Who stando alle parole di Pete Townshend contenute in una sua intervista al New York Times: «Non provo molto entusiasmo a suonare in giro con gli Who ora. Sarò onesto: vado in tour per i soldi, ho un’idea di vita quotidiana molto elevata».

«Gli Who non sono Roger Daltrey e Townshend sul palco a 80 anni che fanno finta di essere giovani. Gli Who siamo noi quattro nel 1964, quando avevamo 18 o 19 anni. Se vuoi vedere gli Who, attendi finché non faranno uno show con i nostri avatar. Quello sarà figo!», ha continuato il leader delle band a lato del nuovo spettacolo teatrale di Tommy a Broadway. Le dichiarazioni confermano quanto già condiviso in un’altra intervista a dicembre: «Credo che io e Roger dovremmo andare a pranzo e farci una chiacchierata su cosa fare. Il concerto di Sandringham (l’ultimo – ad ora – della band e risalente alla scorsa estate, ndr) non è sembrato la fine di qualcosa».

Interpellato invece su nuova musica (gli Who hanno pubblicato solo due album – Endless Wire e Who – dal 1982, mentre Townshend è fermo dal 1993), il chitarrista ha risposto: «In questi anni sono stato incredibilmente creativo e produttivo, ma non ho sentito il bisogno di pubblicare nulla. E se posso dire la mia, non mi interessa nemmeno se questo vi va bene o no. Quando è uscito White City (suo disco solista del 1985, ndr) e si faticava a venderlo ho pensato: fanculo. Nessuno mi voleva per com’ero, tutti volevano il vecchio Pete». E conclude: «Gli AC/DC hanno fatto 50 album tutti uguali. Gli Who non lavoravano così, eravamo una band con delle idee».

E sull’essere di una certa età all’interno del mondo del rock: «In ogni documentario ci sono uomini pelati che sembra abbiano 100 anni e che parlano di aver pippato cocaina con David Bowie. Cosa penseranno i giovani?».

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