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Peter Gabriel vuole realizzare un’idea abbozzata coi Genesis nel 1974

Ai tempi dei concerti di ‘The Lamb Lies Down on Broadway’ il musicista voleva trasformare in musica l’attività cerebrale dei musicisti. Ora grazie alla nuova tecnologia vuole portare il progetto su un palco

Foto: Nadav Kander

Nessuno sa come sarà il tour di Peter Gabriel legato al nuovo album i/o che toccherà l’Italia il 20 e 21 maggio 2023. Gabriel ha però spiegato come vorrebbe fosse il suo spettacolo ideale, grazie alla tecnologia: la realizzazione e l’espansione di un’idea abbozzata ai tempi dei Genesis.

Lo ha detto in un’intervista concessa a Yahoo! Entertainment in occasione dell’uscita del libro di Keith Blanchard Reverberation: Cervello e musica di cui ha scritto l’introduzione e della presentazione dell’omonimo studio che ha fondato con la figlia Anna e l’imprenditore Michael Hermann e che si occupa anche di intelligenza artificiale, che per Gabriel «avrà un impatto maggiore di quello della rivoluzione industriale».

Molti anni fa, scrive Gabriel nell’introduzione del libro, «abbiamo fatto uno spettacolo chiamato The Lamb Lies Down on Broadway». L’idea iniziale era riuscire a «trasformare in musica i pensieri e i movimenti del corpo di ogni membro della band. Era il 1974 e la tecnologia non era ancora in grado di realizzare un tale progetto. Oggi lo è e può fare molte altre cose».

«Volendo, possiamo diventare tutti quanti creatori del nostro show di suoni e luci che si generano automaticamente». Mischiare musica e intelligenza artificiale nella musica «ci permetterà di trasformare la nostra attività cerebrale in musica autogenerata: meno deejay, più “me”-jay».

Gabriel dice che «sta ancora cercando di sviluppare» l’idea e quindi non si sa se ne vedremo realizzata anche solo una piccola parte nel tour di i/o. Una possibile declinazione del progetto ha anche fare col legame fra musica e immagine. Prevede che i visual siano generati dai tre «output provenienti da ogni musicista, la sua musica, il suo corpo e il suo cervello. Così, ad esempio, in un pezzo si potrebbero vedere dei volti tipo casa degli specchi del luna park, volti che a seconda delle note si allungano o ingrassano. Oppure, se sono particolarmente pensosi, potrebbero svanire e diventare simili a fantasmi e spiriti».

Il lavoro per ottenere quello che Gabriel chiama brain show è ancora lungo. Prima di incontrare Hermann e Blanchard, dice, «stavo lavorando a uno spettacolo sul cervello, un altro progetto che evolve lentamente e che spero venga realizzato più in là. Gli scienziati che ho conosciuto grazie a questo progetto mi aiuteranno a sviluppare l’idea. E ci sono un paio di canzoni su i/o che si riferiscono proprio a questo».

Finora Gabriel ha pubblicato tre pezzi da i/o: Panopticom, The Court e Playing for Time. Di ogni canzone dell’album sono state prodotte tre versioni che differiscono per il mix: una Bright Side col mix di Mark Stent (che Gabriel definisce «un pittore» del suono) e una Dark Side curata da Tchad Blake («uno scultore»), oltre a una In-Side di Hans-Martin Buff  in Dolby Atmos («un’audiofantasia immersiva»). Ne parla qui:

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