«Sono stata a casa di Marilyn Manson e lui mi ha parlato della stanza degli stupri». La cantautrice americana Phoebe Bridgers ha raccontato su Twitter la sua esperienza di giovane fan di Manson e della volta in cui lui la accolse a casa sua.
«Quand’ero adolescente sono stata a casa di Marilyn Manson con alcuni amici», scrive l’autrice di Punisher, quattro nomination ai Grammy Awards di quest’anno. «Ero una sua grande fan. Ha fatto riferimento a una stanza della casa come “la stanza degli stupri”. Ho pensato che avesse un pessimo senso dell’umorismo da confraternita studentesca. Da quel momento ho smesso di essere sua fan. Sto dalla parte di chi si è fatta avanti».
TW:
I went to Marilyn Manson’s house when I was a teenager with some friends. I was a big fan. He referred to a room in his house as the “r*pe room”, I thought it was just his horrible frat boy sense of humor. I stopped being a fan.
I stand with everyone who came forward.
— traitor joe (@phoebe_bridgers) February 4, 2021
In un secondo tweet, Bridgers ha aggiunto: «L’etichetta discografica sapeva, il management sapeva, la band sapeva. Prendere le distanze adesso, fingendo d’essere scioccati e inorriditi è patetico, cazzo».
The label knew, management knew, the band knew. Distancing themselves now, pretending to be shocked and horrified is fucking pathetic.
— traitor joe (@phoebe_bridgers) February 4, 2021
Bridgers non è che l’ultima personalità pubblica che parla di Manson dopo le accuse di abusi avanzate da Evan Rachel Wood. Il cantante si è difeso parlando di «un’orribile distorsione della realtà». Sono poi intervenuti l’ex moglie Dita Von Teese, Wes Borland dei Limp Bizkit e Trent Reznor.