Forse il segreto della longevità dei Rolling Stones sta proprio qui: ogni tanto decidono di divertirsi per i fatti loro. Oltre ai due singoli recenti di Mick Jagger, ecco altre otto volte in cui le pietre hanno deciso di rotolare da sole.
Mick Jagger e David Bowie “DANCING IN THE STREET”
Ci sono gli anni ’80. Poi ci sono i super anni ’80, E poi c’è “Jagger incontra David Bowie al Live Aid e decidono di fare una cover synth-pop di un pezzo della Motown”. Per non parlare dei vestiti nel video… colori pastello e ancora colori pastello! Un’occasione unica per due cantanti leggendari e appariscenti per provare a essere uno più diva dell’altro. Mick e David sono in competizione per attirare l’attenzione come due showgirl.
Keith Richards “TAKE IT SO HARD”
Nel 1988, in un momento in cui il suo rapporto con Mick è ai minimi termini, Keith registra il disco solista Talk Is Cheap con un gruppo di amici tra cui il batterista Steve Jordan e il chitarrista Waddy Wachtel (che entreranno a fare parte degli X-Pensive Winos). Il primo singolo, carico di ri di chitarra è il classico pezzo scritto per far divertire un gruppo di amici intorno al tavolo da biliardo.
Mick Jagger “MEMO FROM TURNER”
Anche gli Stones hanno registrato una versione di questo maligno avvicinamento a Dylan, ma la versione di Mick (dalla colonna sonora del film Sadismo del 1970) è molto meglio. Il punto di forza è l’assolo regale di chitarra slide di Ry Cooder, che sfregia il pezzo a colpi di feedback e distorsione e completa alla grande la linea vocale di Mick.
Ron Wood “F.U.C. HER”
Grande titolo, vero? Un rock maleducato che sarebbe stato bene su Some Girls, ma che Wood ha tenuto da parte per Gimme Some Neck, il suo album solista del 1979. Il pezzo parla di una groupie tossica, da cui è meglio stare alla larga. Se la incontrate, Ron vi dà un consiglio: “Don’t F.U.C. Her”.
Charlie Watts e Jim Keltner “ELVIN SUITE”
Nei momenti di pausa durante le registrazioni di Bridges to Babylon degli Stones nel 1997 a Los Angeles, Charlie Watts collabora con il grande batterista Jim Keltner in un tributo a eroi del jazz come Max Roach e Art Blakey. Questo pezzo è dedicato al batterista Elvin Jones e inizia con 12 minuti di coro africano, marimbas e le inconfondibili battute in controtempo di Charlie Watts.
Bill Wyman “(SI SI) JE SUIS UN ROCK STAR”
Una inusuale hit del 1981, in cui il bassista degli Stones parte alla conquista di una giovane bellezza brasiliana cantando su un groove synth-pop dal sapore samba. Wyman sfoggia anche un francese parlato con accento cockney, e la invita ad andare a vivere
a Parigi con lui. Strofa fondamentale: “Penseranno che sono tuo padre”.
Mick Jagger e Peter Tosh “(YOU GOTTA WALK) DON’T LOOK BACK”
Una cover fatta dall’ex voce e chitarra degli Wailers nel 1978 di un B-side
dei Temptations del 1965. Questo è uno dei pochi pezzi non firmati dagli Stones pubblicati dall’etichetta della band. Peter Tosh e Mick Jagger creano insieme un vero gioiello pop-soul-dance giamaicano, che trasforma Tosh in una star grande quasi quanto il suo ex compagno di band negli Wailers, Bob Marley.
Keith Richards e Willie Nelson “WE HAD IT ALL”
Nel 2004 Keith e Wille Nelson fanno dal vivo questa ballata country registrata da Keith ai tempi di Some Girls. Il suo modo di cantare sfatto e la voce malinconica di Nelson si incontrano alla perfezione, e Willie fa un assolo meraviglioso: «Complimenti al maestro!», dice Keith.