Paghereste per vedere PJ Harvey in studio di registrazione? Arrivate tardi: avreste potuto vederla al lavoro sul seguito del suo Let England Shake (2011), alla Somerset House di Londra, dal 16 gennaio al 14 febbraio. Ma i biglietti sono andati esauriti nel giro di pochi minuti.
«Spero di far provare ai visitatori il flusso e l’energia del processo di registrazione», ha detto la musicista inglese, che ha trasformato le sue sessioni in studio in una vera e propria esibizione artistica. I visitatori della Somerset House possono assistere al processo, per non più di 45 minuti (pagando 15 sterline).
PJ Harvey suona “The Words That Maketh Murder” (2011):
L’operazione Recording in Progress ha le sue regole: gli spettatori devono limitarsi a osservare l’artista, al lavoro con la sua band e i suoi fidati produttori (Flood e John Parish) in una ex palestra (già poligono di tiro) dove sarà allestito lo studio di registrazione. Non sono ammessi cellulari, videocamere, macchine fotografiche o registratori.
«Voglio che Recording in Progress si svolga come una performance in una galleria d’arte», ha detto PJ Harvey all’Independent.
PJ Harvey suona “Let England Shake” dal vivo sulla BBC:
“È difficile criticare Polly Jean Harvey”, ha scritto Andrew Stafford sul Guardian, “ma bisogna dirlo: la sua idea non è una novità, l’hanno già fatto i Regurgitator, band di Brisbane, che nel 2004 hanno registrato il loro quinto album in piazza a Melbourne in diretta televisiva. Qui invece il pubblico potrà vedere PJ Harvey solo dalle 15 alle 18 dal martedì al venerdì, o dalle 13 alle 15 il sabato”. Però una cosa anche Stafford deve ammetterla: «L’operazione in piazza dei Regurgitator aveva prodotto un album mediocre».