Una grande fantasia funk in cui ritrovare mezzo secolo e più di cultura pop, una grande festa impossibile in cui Grandmaster Melle Mel balla con Richard Hell in un Taco Bell e nel ritornello Anthony Kiedis accetta il suo ruolo di simbolo, di “poster child” per una sera, per il tempo di una canzone o di un concerto: “Per un po’ il mondo è nostro”.
Si intitola Poster Child ed è il secondo estratto da Unlimited Love, l’album che i Red Hot Chili Peppers pubblicheranno il 1° aprile e che segna il ritorno (di nuovo) di John Frusciante. Un mese fa era uscito il primo singolo Black Summer.
Nel pezzo, Kiedis fa il record mondiale di citazioni. Poster Child è un macrocosmo pop molto novecentesco e quasi interamente analogico, una specie di filastrocca rock in cui si ritrovano tra i tanti Robert Plant e i Led Zeppelin, Yoko Ono, Parliament, Thompson Twins, Ramones, Clash, Judas Priest, M.I.A. e Paper Planes, Steve Miller, Duran Duran, Mc5, Motörhead, ma anche luoghi come gli studi Record Plant e città come L’Avana.
Eccola: