Pras Michél dei Fugees è stato condannato con l’accusa federale di cospirazione e falsificazione di documenti per il suo ruolo in una campagna di influenza governativa multimilionaria che ha coinvolto sia l’amministrazione Obama che quella Trump.
Lo scrive il Washington Post: Michél è stato condannato per tutti e 10 i capi d’accusa contro di lui, che includevano riciclaggio di denaro, lobbying illegale, corruzione di testimoni e violazioni nel finanziamento della campagna elettorale.
Come già sottolineava Rolling Stone, le accuse contro Michél erano legate alla sua relazione con il finanziere malese Jho Low. Low è accusato di aver rubato 4,5 miliardi di dollari del fondo sovrano 1MDB della Malesia, e i pubblici ministeri hanno affermato che Michél si è intascato milioni per aver aiutato le campagne di influenza straniera di Low contro il governo degli Stati Uniti. (Anche Low è imputato nel caso, ma al momento è latitante.)
Michél è stato accusato di aver incanalato denaro da parte di Low alla campagna di rielezione di Barack Obama del 2012, nonché di aver esercitato pressioni sull’amministrazione di Donald Trump affinché interrompesse un’indagine su Low ed estradasse il miliardario cinese dissidente Guo Wengui.
Il membro dei Fugees ha continuato a sostenere la sua innocenza: «Che vantaggio avrei avuto infrangendo la legge? Non ne vale la pena. Sono un paria adesso. Ho amici che non vogliono parlare con me perché pensano che ci sia un satellite in orbita che li ascolta».
Il processo è durato poco più di un mese e ha visto la testimonianza di diverse figure di spicco, tra cui Leonardo DiCaprio e l’ex procuratore generale dell’amministrazione Trump Jeff Sessions. Michél si è presentato al banco dei testimoni, circostanza piuttosto rara, per difendersi, discutendo della sua relazione con Low e rivelando di aver incontrato volontariamente l’FBI in merito agli sforzi della Cina per estradare Guo. E ha anche insistito sul fatto di non aver mai fatto donazioni politiche per conto di Low.
Nonostante l’intricata rete di relazioni e persone coinvolte, il procuratore Sean F. Mulryne ha spiegato alla giuria, durante le discussioni conclusive, che il caso non era poi così complicato. «In fondo, è tutto molto semplice: Mr. Michél ha infranto la legge».
L’avvocato di Michél, David E. Kenner, ha respinto le accuse, sostenendo che il suo cliente «non ha intenzionalmente e deliberatamente incanalato i contributi della campagna». Invece Kenner ha affermato che Michél stava solo «cercando di fare soldi, molti soldi», attraverso il suo lavoro con Low. «E sapete cosa?», ha aggiunto Kenner. «Non è illegale fare soldi».
Michél aveva raccontato a Rolling Stone di aver incontrato Low in un momento in cui era ansioso di entrare in politica. Ha detto che credeva che fosse «un modo per cercare di aiutare le persone», ma quella prospettiva è stata, ovviamente, confusa.
«Non avrei mai pensato di dedicarmi a tempo pieno alla politica», ha raccontato. «Ho capito che non fa per me. Il problema con la politica è questo: è che le persone che ci sono dentro sono più sporche degli altri».