Le Pussy Riot hanno pubblicato un video musicale per il loro pezzo Refugees In, che la band ha dedicato ai rifugiati che arrivano in Europa dalla Syria, Afghanistan, Sudan e altri Paesi devastati dalla guerra. Il video mostra le riprese del live ripreso durante la performance della band a Dismaland, il parco divertimenti di Banksy, dello scorso 25 settembre ed è stato creato dal regista Ralf Schmerberg e dai produttori musicali BretonLABS and Ten Ven.
Speriamo non vi piacciano
Il pezzo politico Refugees In, che comprende parole come “Bombing people out of homes / We want peace, not fucking drones”, è, secondo la Pussy Riot Nadya Tolokonnikova, il primo di una serie di video. «Abbiamo in programma di pubblicare molti video scomodi l’anno prossimo», ha detto in una dichiarazione. «Speriamo non vi piacciano».
Inoltre, le Pussy Riot si sono unite con il gruppo artistico londinese The Connor Brothers (Mike Snelle e James Golding) che ha dato vita alla ONG “Refugee Response Foundation” per aiutare i rifugiati di Calais. La band visiterà Calais a gennaio per costruire dei rifugi, in associazione con gli studenti di architettura della Cambridge University per risolvere i problemi di accoglienza.
Pubblicheremo molti altri video scomodi l’anno prossimo
Durante la loro apparizione a Dismaland, le Pussy Riot si sono esibite in Refugees In su un palco con dei finti manifestanti e della polizia in rivolta. In una dichiarazione a Rolling Stone, la band dice: «Indipendentemente dalle opinioni politiche dei singoli, abbiamo l’obbligo morale di offrire un rifugio alle persone che sono in fuga da guerre e persecuzioni. Riconosciamo la sfida che l’Europa deve affrontare per accettare centinaia di migliaia di sfollati, ma questa è più di una sfida politica – si tratta di una crisi umanitaria e come tale dobbiamo agire tutti insieme e raccogliere la sfida».
«Avendo sperimentato cosa vuol dire la persecuzione durante i due anni che abbiamo passato in prigione in Russia, oggetto di continui attacchi dalle autorità russe», continuano. «Esprimiamo la nostra solidarity con chi soffre per i regimi oppressivi, e crediamo di avere l’obbligo morale di fare pressione ai governi per sviluppare un piano, unico e comprensivo, che mette l’umanità davanti alla politica».