L’Ottiggia è il modo in cui gli abitanti chiamano la parte più antica di Siracusa. Un’isola, in italiano Ortigia, collegata alla città da un ponte e circondata da fortificazioni bizantine e arabe. Fra i suoi vicoli, e soprattutto sulle sue splendide acque turchesi, da qualche anno si consuma uno degli eventi più interessanti in circolazione: l’Ortigia Sound System.
Quest’anno Siracusa spegne la bellezza di 2750 candeline, per cui non poteva essere un’edizione come le altre. Mount Kimbie, Gaika, Marcin Oz, Awesome Tapes from Africa sono solo alcuni dei nomi più seguiti della fauna alternativa internazionale previsti nei sette giorni di festival (dal 24 al 30 luglio), che raggiungerà forse il suo apice con il live di Erlend Øye dei Kings Of Convenience. I classici della canzone italiana interpretati dal norvegese (che a Siracusa ci vive tutto l’anno) ma da sopra una barca, mentre il pubblico segue sotto, stravaccato su dei gonfiabili in mare aperto.
Detto così sembra una figata, ma nell’effettivo quanto è difficile mettere in piedi un evento del genere? Ci hanno risposto gli organizzatori, Germano Centorbi e Andrea Cavallaro, due ragazzi siciliani che per lavoro vivono altrove ma che sentivano come il bisogno di far conoscere in giro la loro terra, proponendo a chi partecipa un festival interessante in un posto da sogno.
Ho sbirciato su Google Immagini e Ortigia mi sembra un posto incredibile. Però non è un’idea un po’ azzardata organizzare dal nulla un festival così distante dalle grandi città?
Andrea: Andrea: La location, ti posso assicurare, è molto bella. Organizzare un festival già di suo è una scelta azzardata, soprattutto in un territorio la Sicilia dove la stragrande maggioranza delle aziende non sono abituate ad investire e quindi reperire risorse è davvero molto difficile. Credo però che la location rappresenti un punto di forza del nostro festival, abbiamo la fortuna di promuovere i nostri eventi in aree e spazi affascinanti, carichi di significato e densi di storia, il Castello Maniace per citarne uno, la fortezza voluta da Federico II di Svevia. Oltretutto il tema che abbiamo scelto per questa edizione “Holidays” riconferma Siracusa e l’isola di Ortigia “headliner” del festival. Ortigia Sound System ma in generale i festival diffusi come il nostro, sono convinto possano essere uno straordinario volano di promozione turistica del territorio italiano. Di contro le difficoltà maggiori sono legate all’ aspetto logistico organizzativo ed alla capacità dell’isola di poter recepire eventi di crescenti dimensioni che comunque hanno un forte impatto in un territorio oggi Patrimonio dell’Unesco, ma anche un’importante ricaduta economica. E’ importante raggiungere un punto di equilibrio e devo dire che è stato fatto un grandissimo sforzo nell’ultimo anno, il dialogo con l’Amministrazione locale e le Istituzioni Regionali nel trovare le soluzioni ai diversi problemi è costante, c’è rispetto dei ruoli e reciproco ascolto. Il festival credo che oggi rappresenti un evento importante per la città di Siracusa e l’isola di Ortigia, è stato fatto un enorme lavoro di comunicazione, e credo che sia stato apprezzato.
Germano: Io credo che di festival in giro per l’Italia è pieno. Il problema, sì, è sempre convincere la gente a venirci. La location sicuramente ci ha aiutato tanto. In quel periodo particolare, la gente in Sicilia c’è, eccome. La difficoltà sta sempre nel portarla lì, a fare un’attività di un certo tipo come a Ortigia.
Andrea: Sì, dal punto di vista turistico, negli ultimi anni la Sicilia è cresciuta tanto come meta turistica del Mediterraneo, soprattutto per gli stranieri. Questo è stato solo un vantaggio per noi.
Tra l’altro ci sono stranieri che ci vivono anche e uno ci suona pure.
Germano: Sì, verissimo. Ma al di là di Erlend che ci suona e ha deciso di viverci, insieme anche a Marcin Oz dei Whitest Boy Alive, ci sono addirittura famiglie americane che si trasferiscono con tutti i figli a Ortigia e li fanno studiare lì. Situazioni incredibili che sono l’opposto di quello che fa il siciliano quando si trasferisce a Roma, Torino o Milano.
A questo punto mi viene da pensare che Siracusa sia ancora meglio di quanto sembri da Google Immagini.
Andrea: Abbiamo trovato una città e un’amministrazione molto attenta allo sviluppo turistico e culturale: accademie estive di arte, design ed eventi collaterali dove convergono diversi flussi di energie. È un territorio già di suo molto internazionalizzato.
Germano: Ma al di là delle bellezze architettoniche e naturali, è proprio l’energia di quel posto a lasciarmi sempre sbalordito. Noi proviamo sempre a tradurla, a cercare di trasmetterla con la comunicazione dell’evento. Ma in fin dei conti puoi renderti conto di cosa parlo solo venendo qui. L’altro giorno abbiamo pubblicato il video di un pescivendolo del luogo che ti invita a venire a Ortigia. Ecco, quella è l’energia di cui parlo.
Una volta per tutte—mi sono già sbagliato una volta in passato e non voglio farlo più—l’isola di Ortigia fa parte di Siracusa?
Germano: Ortigia è un quartiere di Siracusa.
Andrea: È praticamente il centro urbano. Un’isola collegata al resto della città da un ponte. In passato è stata la sede di tutte le fortificazioni.
Germano: La parte più antica di una città antichissima. Quest’anno Siracusa compie 2750 anni. Quasi tre millenni di storia che la città vive quotidianamente. Prendi il Duomo di Siracusa: credo sia una delle poche chiese al mondo dove puoi attraversare secoli di storia della città. Nel suo nucleo è un antico tempio greco, trasformato poi in chiesa dai cristiani e rilavorato anche dai normanni su una facciata barocca.
Quanto alla proposta artistica, che taglio volete dare all’evento?
Germano: Il discorso è legato strettamente all’energia positiva tipica della Sicilia. In qualsiasi momento, anche nelle avversità, il siciliano riesce a ridere e scherzare. In questo senso abbiamo voluto esibizioni ma anche mostre che portassero buonumore, positività. E quand’anche l’artista non sia propriamente solare nella musica, vogliamo comunque elementi pure. Gente che crede fermamente in ciò che fa. Non so se mi sono spiegato bene.
Ho capito perfettamente. Quando uno non propone musica felicissima, comunque è Gaika e ogni cosa che fa è rispettata. Perché gode di stima e credibilità.
Germano: Esatto! Conta che poi Gaika fa roba dark ma al festival porterà un DJ set dancehall. È un buio ancestrale, non paranoico. Un buio che comunque può esistere anche in Sicilia e nel cuore di chiunque.
Andrea: L’importante è di mantenere sempre forte l’identità mediterranea. In occasione dei 2750 anni abbiamo voluto dedicare ogni attività alla città. Lo spirito è di aprire le porte, senza muri e senza barriere. Vogliamo artisti che non solo facciano star bene il pubblico ma che trasmettano anche un certo senso di intimità. Come se fosse una grande festa organizzata in casa. Un’osmosi fra città, pubblico e artista.
Ho sentito che Erlend Øye dei Kings Of Convenience farà un set di soli classici della canzone italiana a bordo di una barca. È vero?
Germano: Sì è vero. Allora io ti parlo di questa cosa e poi Andrea ti racconta di quanto è difficile metterla in atto [risate]. Erlend ha scelto di vivere a Siracusa per cui già di suo si meriterebbe di essere il padrino del festival. Inizialmente volevamo fargli fare a Ortigia un concerto di grandi dimensioni ma poi abbiamo desistito, sempre per quel discorso di prima sull’intimità con il pubblico. La sua umanità e la voglia di parlare e interagire con le persone era incompatibile con un concertone. Così abbiamo ridimensionato il pubblico a un centinaio di persone o poco più. Erlend mi ha proprio detto: “Io voglio che mentre canto un pezzo romantico qualcuno si innamori o chieda al suo compagno di sposarlo.” Questo mi ha fatto capire quanto lui ci tenesse all’atmosfera.
Andrea: Un conto però è organizzare un boat party, come abbiamo già fatto in passato, e un altro è organizzare un concerto in acqua. La difficoltà è stata soprattutto mantenere l’intimità dell’evento ma assecondando le esigenze dell’artista e le norme di sicurezza. In più noi non sappiamo il posto di dove ci fermeremo con la barca e faremo il concerto, questo perché non conosciamo i venti. Il pubblico partirà con la barca dal molo, inizierà il DJ Set finché non arriveremo sul punto prestabilito. Lì ci aspetterà un’altra barca che farà da palco e da impianto. Metteremo in acqua i gonfiabili e la gente guarderà il live galleggiandoci sopra. Ovviamente non ti dico quanto conta l’aspetto sicurezza in tutto il processo.
Germano: In più bisogna bloccare temporaneamente tutto il passaggio barche e navi nella zona. Un lavoraccio.
Però quelli del luogo non vi vedono come un intralcio, o no?
Andrea: Il festival comunque ha un impatto sulla città e sulla cittadinanza. L’anno scorso i cittadini erano un po’ restii, forse un po’ intimoriti dal frastuono. Poi però ci siamo accorti che pian piano hanno iniziato a partecipare, a godersi i concerti ad accesso libero. La cosa ci ha fatto molto piacere.