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Roger Waters condannato: ha diffamato il regista di ‘The Dark Side of Roger Waters’

Il musicista aveva detto che John Ware «incita al genocidio dei palestinesi». Ecco il documentario della discordia

Foto press

Roger Waters è stato condannato da un’alta corte londinese per diffamazione. A denunciare lui e Al Jazzera è stato il regista John Ware che ha diretto un documentario intitolato The Dark Side of Roger Waters in cui ci si chiede se il musicista dei Pink Floyd sia antisemita.

Bob Ezrin, produttore di The Wall, ricorda nel documentario di quando Waters si inventò una canzone sull’ex manager dei Pink Floyd Bryan Morrison: «Non ricordo le esatte circostanze, ma la canzone diceva qualcosa tipo “Perché Morry è un fottuto ebreo”. Lì che ho realizzato che c’era dell’antisemitismo». Ezrin si domanda: «Se credo che lui si consideri antisemita? Scommetto di no. Sono sicuro che se glielo chiedessimo direbbe qualcosa tipo “io sono anti-nulla, io sono a favore di tutte le persone».

Nel film il sassofonista Norbert Stachel ricorda due episodi. Nel primo Waters avrebbe perso la testa quando, in Libano, gli è stato servito un pasto vegeteriano: «Dov’è carne? Che me ne faccio di questo roba? Questo è cibo per ebrei! Perché mi date cibo per ebrei? Portatemi via questo cibo per gli ebrei!». In un’altra storia dal musicista, invece, Stachel racconta di aver condiviso con Waters le sue origini ebree, parlandogli dei suoi parenti morti durante l’olocausto. Waters avrebbe iniziato ad impersonare in maniera caricaturale la nonna morta di Stachel. «Ha iniziato a provare ad imitare una babushka in modo denigratorio». Dopo l’imitazione Waters avrebbe concluso: «Ora hai incontrato tua nonna. Come ti senti adesso?». Stachel dichiara infine che un collega gli avrebbe consigliato di non reagire ai commenti antisemiti di Waters per non perdere il lavoro.

Dopo l’uscita del documentario, che potete vedere qui sotto, Waters ha reagito in un’intervista concessa ad Al Jazeera definendo il regista John Ware «portavoce del sionismo, bugiardo e connivente» e dicendo che «incita al genocidio dei palestinesi». Sul suo sito il musicista ha invece scritto con toni più pacati che il documentario «mischia indiscriminatamente cose che si presume io abbia detto o fatto in tempi diversi e in contesti diversi, nel tentativo di ritrarmi senza alcun fondamento come un antisemita».

Dopo la causa intentata dal regista, Waters si è difeso dicendo che le sue parole non erano diffamanti, ma opinioni sulla guerra di Israele a Gaza. Come riferisce l’Hollywood Reporter, ieri la giudice Jennifer Eady ha stabilito invece che lo sono. È vero, scrive la giudice, che il riferimento al genocidio esprime la sua opinione sull’azione delle forze israeliane a Gaza, ma «poiché afferma che il ricorrente sosteneva quel “genocidio”, ritengo che stesse facendo una dichiarazione di fatto».

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