Nick Cave è stato aspramente criticato dai colleghi Roger Waters e Brian Eno per aver suonato due concerti – entrambi sold-out – a Tel Aviv, in Israele. Il mese scorso gli “Artisti per la Palestina” avevano pubblicato una lettera aperta rivolta a Cave, invitandolo a non esibirsi in Israele “fino a quando rimarrà l’apartheid”.
Cave ha risposto domenica 19 novembre – il giorno della prima serata alla Menorah Mivtachim Arena – attraverso la conferenza stampa di presentazione dell’evento. Ha detto che ha suonato lì per la prima volta 20 anni fa, e che ha subito sentito «un grande legame che non riesco davvero a descrivere». Ha anche parlato direttamente della lettera aperta, spiegando che «i musicisti che suonano in Israele ora sono costretti a subire le umiliazioni pubbliche di Roger Waters e compagnia». Cave è convinto che i suoi concerti in Israele siano «un modo per combattere chi prova a censurare e togliere la voce ai musicisti. Le proteste hanno contribuito alla mia decisione».
Waters ed Eno, poche ore fa, hanno di nuovo criticato il musicista. “Cosa? Nick è convinto che il punto sia la censura della sua musica?”, ha scritto Waters. “Con tutto il rispetto, la tua musica in questo caso è irrilevante. Anzi, la musica non c’entra niente, questa è una questione di diritti umani. Brindiamo alla tua arrogante incuria e alla tua implacabile indifferenza”.
“Cave ha dipinto un’immagine iniqua di quello che sta succedendo”
Per Eno, invece, la frase di Cave sui musicisti “silenziati” è “piuttosto stridente se utilizzata parlando di un paese dove milioni di persone sono permanentemente, e grottescamente, messe a tacere”. “Israele spende centinaia di milioni di dollari in hasbarà”, ha continuato, “e quello che pensa lo stato è trasmesso a reti unificate. E se consideriamo che ogni forma di critica alle politiche israeliane è classificata come antisemitismo, Cave ha dipinto un’immagine iniqua di quello che sta succedendo”.
Dopo la conferenza stampa di Nick Cave la Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel – un’associazione di primo piano nel movimento di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Tel Aviv – ha definito i concerti come “un regalo alla propaganda per l’apartheid in Israele”. “Ringraziamo Nick Cave per aver reso tutto così chiaro. Suonare a Tel Aviv non è solo una questione di musica”, hanno scritto. “È una decisione politica e morale, significa stare con gli oppressori e contro gli oppressi”.
A giugno i Radiohead hanno suonato a Tel Aviv dopo una serie di polemiche che hanno coinvolto Thom Yorke e Roger Waters. Potete leggere quello che è successo qui.