Un po’ ve l’avevamo raccontato qui, un po’ lo confermiamo dopo essercelo visto in rotazione per un paio di volte di fila al computer: Faccio quello che voglio di Rovazzi è la meraviglia pop dell’anno 2018. Con un linguaggio rubato alle serie tv (La casa di carta, ma con un caveau più bello) e delle immagini che mangiano il testo della canzone, il corto creato dal non cantante è un clash disegnato apposta per conquistare e affascinare.
Rovazzi piace alle vecchine del supermercato, quelle che con in mano le fette biscottate, si mettono a canticchiare il “Pa pa pa” del ritornello. Quelle che amano Al Bano, quelle che vedono “la signorina tanto bella che parla di calcio”. E piace alle ragazzine, che impazziscono per Samuel Heron e Luis Sal, che colgono l’urlo a tema Liberato nel carcere e che si chiedono come è possibile avere le Nike Vapormax in carcere.
La qualità migliore di Rovazzi è proprio questa: ha capito non serve avere Al Bano nel video se non ci metti anche Samuel Heron, non serve guidare la Panda se non puoi metterti le sneakers più fighe del mondo ai piedi. E l’aveva capito da Andiamo a comandare, quando andava “in ciabatte nel locale”. Ancora, due mondi che si scontrano.
Ah, già! C’è anche una canzone. Che, certo, viene mangiata dal video, ma è costruita – forse ancora più delle precedenti – per diventare un tormentone perfetto. Un ritornello di sillabe, perché “del testo tanto non ne ho bisogno”. Ricordiamoci che siamo nel 2018 e chiediamoci se Rovazzi non abbia capito qualcosa in più di noi: la sincerità di fare un pezzo che chissenefrega del cantautorato forse ha più dignità di chi si sforza per diventare a tutti i costi uno “impegnato”.
Tanto lui mica vuole fare il cantante da grande.