Erano quasi 20 mila le persone presenti alla prima giornata della sesta edizione del NOS Primavera Sound di Porto, probabilmente la prima nella storia ad avere un’affluenza così importante già dalla prima giornata. Ed erano tutte sotto il main stage a cantare i testi dei Run The Jewels. El-P e Killer Mike si sono mostrati al pubblico sul sample di We Are The World dei Queen e all’attacco di Talk To Me (traccia presente in Run The Jewels 3) hanno iniziato a scagliare rime su un pubblico composto principalmente da teenager e ventenni che sapevano tutti i testi a memoria, pogavano, e in uno stato di delirio estatico facevano crowd surfing.
Erano giovani dalle facce distese, alcune disegnate di glitter e strass dalle ragazze dello stand che distribuiva anche coroncine di fiori appena assemblate. Avevano passato il pomeriggio sdraiati sull’erba tenera del Parque de Ciudade, il parco più grande del Portogallo (ben 83 ettari di verde a nord della città) dove sono presenti, non troppo distanti l’uno dall’altro, i quattro stage del NOS Primavera Sound.
Sulla collina a ridosso dei due palchi aperti nella giornata di ieri, famiglie con bimbi piccoli si godevano i concerti senza fracassare troppo i timpani dei figli, gente di ogni età si lasciava rinfrescare dal clima mite e dal vento dell’Atlantico poco distante dal Parco, e altri ancora si concedevano ai vari spazi chilling dotati di panchine, dondoli, divanetti e altalene. Nello spazio del festival, oltre alla power bank, c’è anche il Mercado do Primavera coi vari truck food provenienti da diverse parti del mondo, e stand di artigianato vario e vinili (dove prevalgono le categorie “indie”, rock”, post-punk”, “heavy metal”, ecc.).
Gli onori di casa li aveva fatti Samuel Úria, cantautore ritenuto il miglior paroliere del Portogallo, che alle cinque aveva inaugurato il festival sul palco Super Bock (sponsorizzato dall’omonima birra) muovendosi tra Tom Zé e il brit pop degli anni 60. La maggior parte della line up si sviluppa tra l’inde rock, il folk e l’alt-pop; le chitarre si presentano spesso in coppia sul palco: elettriche, acustiche, con pedaliere grandissime e complicate, seguite e confuse dai synth e delle drum machine, come con gli Arab Strap. Oppure, rese meno metalliche dall’accompagnamento melangiato di violini o tromboni, come nel caso della band di Scott Matthew & Rodrigo Leao.
Puramente rock, anche se un po’ pop e r’n’b, come nel caso di Miguel, il cantante di Los Angeles, che in molti considerano il nuovo Prince per il suo modo di cantare in falsetto. Degli otto progetti musicali della line up di questo primo giorno passato, cinque avevano le chitarre. Insistiamo sulla questione delle chitarre perché la scena musicale locale si compone principalmente di musica indie, art-rock, metal e hardcore. I trentenni si ritrovano nei bar dove suonano musica live e ascoltano le chitarre.
I giovani, quelli che hanno meno di 30 anni, sono sempre alla ricerca di feste organizzate in alcuni di quei bar che per l’occasione diventano mini club dove sono soprattutto l’hard techno, l’ambient e la trance a dettare il passo. Ma, ovviamente, ci sono anche quelli che ascoltano il folk venato di musica tradizionale e rock, e qui ecco spiegato Samuel Uria, che rappresenta comunque la base del background degli autoctoni.
Ci sono le chitarre e i computer e c’è una line up di 48 progetti musicali che parte dal folk e arriva al punk, dallo stoner all’hip hop fino alla techno. Ieri sera, oltre i sopracitati, c’era anche Flying Lotus, chiuso tra due pareti di visual, con le treccine e una fascia da guerriero. E’ reduce dalla proiezione al Sundance del suo primo film, Kuso, che ha autoprodotto e che ha destato pareri abbastanza negativi tra il pubblico della sua prima proiezione. E’ un’opera horror, splatter, che meriterebbe un Oscar solo per le visioni che il giovane nipotino di Alice Coltrane è riuscito ad avere.
Il suo concerto è iniziato alle 23.30 sul palco più piccolo. La sua immagine era filtrata da un telo video-mappato con figure geometriche e deliranti, figure distorte e mostruose già viste nel trailer del film; alienante come spesso riesce, ha pure inserito un sample della colonna sonora di Twin Peaks, quasi impercettibile ma dilatatissimo, che ha tenuto su un beat iniziato techno e finito drum’n’bass. Dopo di lui la techno dei Justice: sull’altro palco, quello con due imponenti colonne verticali di casse appese e l’insegna luminescente NOS Primavera Sound, il duo francese composto da Gaspard Augé e Xavier de Rosnay ha presentato il nuovo disco, Woman, registrato assieme alla London Contemporary Orchestra.
Per questa sera gli organizzatori prevedono 30 mila presenze. Sui quattro palchi saliranno 19 progetti musicali diversi. Tra questi, Bon Iver, Skepta, Nicolas Jaar e Richie Hawtin.