Dagli amanti della musica rap, e più in generale dagli amanti della musica di qualità, la notizia della partecipazione di Rancore a Sanremo, in coppia con Daniele Silvestri, era stata accolta fin da subito come una delle più gradite sorprese del 69° Festival della Canzone Italiana. La parola chiave, però, in questo caso era stata proprio “sorpresa”: a differenza delle altre collaborazioni in gara – quella di Shade con Federica Carta, di Patty Pravo con Briga, ma soprattutto di Nino D’Angelo con Livio Cori, il caso che più si avvicina a quello di Silvestri e Rancore per rapporto tra la fama del primo e quella del secondo – non era stata inizialmente annunciata.
O meglio: il 21 dicembre 2018, quando in occasione di Sanremo Giovani è stata svelata la lista dei concorrenti ufficiali del festival, risultava in gara solo Silvestri. Il nome di Rancore ha cominciato a fare la sua comparsa solo dal 18 gennaio in poi, dopo gli ascolti dei brani in anteprima tradizionalmente riservati alla stampa. E nonostante questo, non ha fatto la sua comparsa ovunque: nelle biografie dei concorrenti, negli annunci ufficiali, perfino nella grafica andata in onda prima dell’esibizione, il solo e unico ad essere citato è Daniele Silvestri (e, ironia della sorte, tra gli autori del brano Rancore è nominato sì, ma in maniera erronea: si chiama Tarek Iurcich, non Lurcich). A detta praticamente di tutti la loro canzone, Argentovivo, è una tra le più belle, profonde e significative in gara, e il suo contributo è tutt’altro che marginale: dà una marcia in più a un brano già notevolissimo, una feroce e crudele autopsia dell’adolescenza negli anni ’10. È stata una performance talmente forte e incisiva che anche chi fino ad oggi non sapeva chi fosse Rancore, non potrà fare a meno di chiederselo da domani. E soprattutto, di chiedersi: per quale motivo la sua presenza è rimasta in qualche modo in ombra?
In realtà non c’è nessun complotto o mistero: la motivazione pare essere di ordine pratico/logistico.
Ovvero, l’idea di presentare proprio quella canzone per Sanremo sarebbe nata un po’ in corsa e quindi all’inizio sarebbe stata iscritta in concorso solo a nome Silvestri. Lo ha confermato implicitamente lo stesso Rancore oggi in un’intervista: dopo l’invito di Daniele Silvestri a collaborare ad Argentovivo “Mi sono chiuso dentro a un metaforico bunker e ho iniziato a scrivere la mia strofa, e dopo una decina di giorni, quando già ero a buon punto, Daniele mi ha chiamato dicendo che c’era la mezza idea di presentarlo al Festival di Sanremo”. Da un lato è un vero peccato, perché in questo modo ai più disattenti/disinteressati la sua presenza rischia di sembrare quasi alla pari di un qualsiasi corista o membro della backing band (peraltro, nel caso di Argentovivo andrebbe segnalato anche il grandissimo contributo di Fabio Rondanini alla batteria e Enrico Gabrielli alla direzione d’orchestra, entrambi membri dei Calibro 35). Dall’altra, però, al di là di eventuali perplessità o polemiche, è la sostanza che conta. E la sostanza è che Daniele Silvestri ha avuto il coraggio e la lungimiranza di portare con sé sul palco più nazionalpopolare in assoluto uno dei rapper italiani più forti e complessi in assoluto, come ha sottolineato anche Claudio Bisio quando lo ha presentato.
E questo nonostante Rancore non sia un artista che macina hype e dischi d’oro come fossero noccioline, anzi. Onore al merito, perché non molti si sarebbero presi il rischio: fin troppo spesso, per scegliere un rapper con cui collaborare gli artisti pop valutano in primis i loro numeri su Spotify e i loro follower su Instagram. Dettagli di ordine quantitativo che si sciolgono come neve al sole di fronte alla bellezza di album come il suo Musica per Bambini che, speriamo, sfruttando il traino di Sanremo ora potrebbe finalmente arrivare anche all’attenzione del grande pubblico e ricevere il giusto riconoscimento. Anche questa sarebbe una bellissima sorpresa.