La cinque giorni sanremese, è cosa nota, non è soltanto un evento capace di ridefinire gli equilibri del mercato discografico nostrano. Sanremo è molto di più. È il rito collettivo per antonomasia e, allo stesso tempo, una specie di termometro utile a sondare gli orientamenti dell’opinione pubblica italiana. Un appuntamento seguito e simbolicamente rilevante, capace di fornire stimoli per interpretare lo stato e l’umore della nostra società.
La vera mission di Sanremo: dare una voce a chi non ce l’ha
Questi stimoli raggiungono il pubblico in modi diversi, in primis attraverso le canzoni e un’anima autenticamente nazionalpopolare. Lo ha spiegato benissimo Francesco De Gregori: «Credo che lo spartiacque tra la canzone tramandata oralmente e quella diffusa attraverso i mezzi di comunicazione di massa possa essere fatto risalire alla nascita del festival di Sanremo e alla sua diffusione in Tv. C’è stato indubbiamente un cambiamento di temperatura, in quegli anni, sia nel modo di scrivere canzoni che nel modo di ascoltarle. Ma sempre di musica popolare si tratta».
I cantanti in gara, però, sono soltanto una parte delle tante voci che, grazie all’occasione di esposizione offerta dal Festival, hanno finalmente la possibilità di trovare libero sfogo e riportare al centro del dibattito tematiche fondamentali del nostro tempo. Negli anni, dal palco dell’Ariston sono stati affrontati argomenti importantissimi, dalla diversità, il razzismo, l’identità di genere, la disabilità.
Rolling Stone e CoopVoce: un’alleanza per liberare le voci
Mai come negli ultimi tempi l’attenzione per tematiche come inclusività e diversità sta fortunatamente conquistando il suo giusto spazio all’interno della conversazione pubblica e sociale. Per quanto stia diventando un argomento diffuso, sono però ancora molti i passi da fare per spogliare la nostra società da pregiudizi culturali e rendere il quotidiano uno spazio sicuro per ogni singolo individuo.
Inclusività e diversità sono anche valori che contraddistinguono, da sempre, le visioni di due brand come CoopVoce, sensibilissimo a temi come libertà di espressione, inclusione sociale e sostenibilità, e Rolling Stone, una testata di campo progressista ed ecologista che ha fatto della tutela della libertà (intesa nel senso più ampio) un patrimonio da difendere e rivendicare con forza.
Cosa significano concetti come inclusività e diversità, oggi? Che valore hanno all’interno della società? E che ruolo può giocare un festival musicale sull’argomento? Questi interrogativi rappresentano il terreno comune a partire dal quale CoopVoce e Rolling Stone hanno scelto di unirsi per portare avanti una visione comune e coltivare la speranza che tutti, a prescindere da ogni ragione di razza, sesso, genere o religione, possano trovare il proprio posto all’interno del discorso pubblico.
Sanremo: le voci dei giovani
Sanremo è un veicolo formidabile anche per dare uno slancio alla carriera delle nuovissime leve della musica italiana. Quest’anno, i giovani in gara per consacrarsi come “big” sono addirittura sei, la cifra più alta di sempre.
gIANMARIA, all’anagrafe Gianmaria Volpato, vincitore dell’edizione giovani con “La città che odi”, ha iniziato a farsi notare dal grande pubblico grazie a X Factor 2021. Partecipa a Sanremo con “Mostro”, una canzone completamente autobiografica che parla di tutto ciò che ha dovuto lasciarsi alle spalle per dedicarsi alla musica. William Busetti, in arte Will, ha iniziato a comporre musica dopo il liceo ispirandosi a canzoni rap italiane pubblicando, nel 2019, i primi pezzi su YouTube. Anche lui, prima di approdare sul palco dell’Ariston, è passato per X Factor: ha partecipato al talent nel 2020, ottenendo un buon riscontro. In maniera simile, anche la carriera di Shari Noioso – nota semplicemente come Shari – ha preso le mosse da un talent: nel 2015 ha partecipato a Tu si que vales.
Approdano a Sanremo 2023 anche gli imprevedibili Colla Zio. La band milanese, nata nel 2019, è formata da Mala, Armo, Berna, Lampo e Petta, soprannomi rispettivamente di Andrea Malatesti, Andrea Arminio, Tommaso Bernasconi, Francesco Lamperti e Tommaso Manzoni. Un gruppo che piace moltissimo alla generazione Z, che può già vantare diversi singoli di discreto successo – tra cui “Bibite”, “Americana”, “Chiara” (in collaborazione con la band brasiliana Selton) – e ha già registrato un EP, “Zafferano”, pubblicato nel 2021.
Un altro esordiente in arrivo da Sanremo Giovani è Olly, all’anagrafe Federico Olivieri, emerso dalla scena rap ligure e con uno stile inconfondibile, esaltato dalla forza delle parole. Ultimo, ma non per importanza, è Sethu, pseudonimo di Marco De Lauri, che grazie a “Sottoterra” approda all’Ariston tra i Big, dove partecipa con la sua “Cause perse”. Il cantante, classe 1997, è cresciuto spaziando dal metal al punk, prima di avvicinarsi all’hip hop e trovare la sua giusta dimensione.
Ariston: un palco intergenerazionale
L’altro marchio di fabbrica sanremese è senza dubbio la sua capacità di porsi come un canale di comunicazione intergenerazionale credibilissimo, un fattore da non sottovalutare in un Paese che invecchia progressivamente. Il Festival sa ibridare carriere, generi e generazioni, dando vita a una contaminazione naturalissima ed efficace.
Sul palco dell’Ariston la linea che separa gli affermati dagli esordienti è sempre più sfumata: basti pensare che, adottando la grammatica sanremese, i Cugini di Campagna e gli Articolo 31 sarebbero da considerare dei “vecchi” debuttanti se comparati a giovani “veterani” tipo Tananai, gli stessi Coma Cose e Ultimo, Madame, Mengoni.
L’anima intergenerazionale del Festival è percepibile anche fuori dal palco: se, fino a qualche anno fa, era convinzione diffusa che a seguire il Festival fosse un pubblico “tradizionale”, magari anche un po’ anzianotto, negli ultimi anni Sanremo ha fatto registrare grandi numeri anche sul digitale e sui social network, nonché su RaiPlay grazie ai tanti che seguono la diretta della kermesse attraverso internet. “Perché Sanremo è Sanremo”, anche in streaming.