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Se il grunge è come lo conosciamo, il merito è di una donna, nera, di Seattle

Il suo nome era Tina Bell, ed era la frontwoman dei Bam Bam, storico gruppo del Northwest americano tra i fondatori del genere. Che insieme a lei conta tante altre "madrine"
Tina Bell

Foto: David Ledgerwood/Courtesy of Buttocks Production

Seattle è grunge, e viceversa. Se l’equazione regge è perché, nella capitale del Northwest americano (nel Central District, quartiere a maggioranza afroamericana), a metà del secolo scorso nacque una ragazza nera. Sarebbe cresciuta con la musica in testa e ne avrebbe cambiato per sempre la storia contribuendo a formare i canoni del grunge per come lo conosciamo oggi.

Lei era Tina Bell (1957-2012): cominciò a cantare alla Mount Zion Baptist Curch e poi, poco più che ventenne, fece le prime apparizioni in scena con il Langston Hughes Performing Arts Institute, che portava in giro C’est si bon, opera in lingua francese del grande commediografo nero a cui era intitolato l’istituto (appunto, Langston Hughes).

Bell era la futura frontwomam dei Bam Bam, e fu grazie all’attività teatrale che conobbe Tommy Martin, di due anni più giovane. Questi si propose di aiutarla in qualità di tutor di francese, avendo vissuto per un periodo con la famiglia in Francia. I due presto si sposarono ed ebbero un figlio, TJ, divenuto noto regista e documentarista. Sembra una situazione come tante, una bella storia a lieto fine, ambientata nel 1979. E invece.

Invece le intenzioni soniche della giovane coppia erano ben altre. Questo ci racconta Matteo Ceschi, saggista, giornalista e storico, e autore di G. Storia ed estetica grunge, in uscita il 17 settembre per Vololibero edizioni (184pp., 19 euro). «Nell’estate del 1983 comparve un annuncio su The Rocket: “Cercasi batterista e bassista per punk band”. A rispondere solertemente furono Matt Cameron, appena trasferitosi a Seattle, e Scott Ledgerwood: i Bam Bam erano nati». Alla loro guida, proprio Tina Bell.

G. Storia ed estetica grunge di Matteo Ceschi. Foto: press

Cut to 1984, la band sta entrando ai Reciprocal Studios di Seattle per incidere un primo LP con i brani composti in quegli anni. Continua Ceschi: «A causa di alcune incomprensioni tra Tommy Martin e Chris Hanzseck, titolare della C/Z Records, il materiale rimase momentaneamente in stand-by. Nel 1984 il gruppo, cosciente della bontà del materiale registrato e forte di un buon seguito locale, decise, allora, di investire di tasca propria dapprima nella realizzazione dell’EP Villains (Also Wear White) e successivamente del video-single Ground Zero diretto da Adam Burke, sempre nella speranza di chiudere prima o poi un accordo per un 33 giri completo».

In G. Storia ed estetica grunge si trovano alcuni ricordi di Ledgerwood dell’epoca: «All’epoca in cui ci siamo lanciati con i Bam Bam eravamo tutti appassionati di punk, ma ognuno di noi portò con sé un diverso mix di influenze». Tina Bell, nello specifico, inserì nel genere incipiente uno stile psichedelico e hard rock. «Bell era la regina», così Ledgerwood. Fu proprio la prominenza della figura di Bell, secondo Ledgerwood, a indispettire l’industria agli esordi dei Bam Bam: «Penso che il vero danno, il mancato contratto discografico per i Bam Bam o il fatto di non ricevere molte offerte per aprire tour per band più importanti, sia stato fatto da coloro che si trovavano al vertice della catena alimentare; intendo i soliti tizi in cravatta che non riuscivano a immaginare negli States una bellissima ragazza nera che faceva da frontman a una band hard rock. Ancora oggi, d’altronde, ci sono molte persone che hanno difficoltà ad accettare i risultati ottenuti dalle donne nel mondo della musica rock. Come si suol dire, le donne forti spaventano i ragazzi ma stuzzicano gli uomini!!!».

I Bam Bam nel 1983 nella loro formazione originale. In alto da sinistra a destra Matt Cameron, Tommy Martin; e sotto Scott Ledgerwood e Tina Bell. Foto: John ‘Hempfest Santa’ Seth/Courtesy of Buttocks Production

Alla base del grunge, insomma, c’è una donna forte. La sua storia è raccontata nel capitolo Padrini? Sicuramente una madrina del volume di Ceschi, che si interroga sulla genealogia di questo genere musicale e mette in risalto il ruolo che non solo Bell, ma anche altre donne ebbero nel cambiare la storia della musica, dei nostri ascolti, e nel catapultare nel mainstream un piccolo esperimento underground del Nortwest statunitense.

Che cosa è servito per rendere il grunge, nato nell’underground, mainstream? Questa la domanda che lega gli otto capitoli del volume, due dei quali scritti da Scott Ledgerwood, bassista dei Bam Bam, che di questo genere (e oltre) furono protagonisti a partire dal 1983, anno della loro formazione.

Fotografi, registi, fumettisti, editori, giornalisti, e naturalmente il fashion system: questi gli ingredienti della rivoluzione, che, in questo genere musicale, è stata fatta anche (e soprattutto) dalle donne. Non per nulla uno dei capitoli di G. Storia ed estetica grunge si intitola Padrini? Sicuramente una madrina

«Ai Bam Bam», ci dice Ceschi, «il grunge deve molto. Così come lo deve a Susan Silver, fidanzata di Chris Cornell, e presto manager dei Soundgarden e degli Alice in Chains. Nomi e figure di donne a cui non si può non aggiungere quello della giornalista e critica musicale di The Rocket Dawn Anderson, la prima ad avere provato a descrivere quei suoni che stavano saturando Seattle e che presto sarebbe scivolati via verso il resto degli States e del mondo. In riferimento ai primi brani dei Green River la Anderson si espresse definendo le canzoni come dotate della capacità di espandersi ad ogni nuovo ascolto».

Fotografi, registi, fumettisti, editori, giornalisti, e naturalmente il fashion system: tutto questo compone la nascita del grunge. Tra gli ingredienti della rivoluzione, però, spiccano le donne, e una donna nera su tutte: Tina Bell.

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