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Sean “Diddy” Combs avrebbe pagato altri detenuti per orchestrare una campagna mediatica a suo favore

Le accuse sono contenute in un nuovo fascicolo dei procuratori federali statunitensi. Combs avrebbe scambiato denaro con terze parti per poter accedere a telefoni e account social diversi dal suo e manovrare la rappresentazione del suo caso insieme alla sua famiglia
(da usa) Sean "Diddy" Combs

Foto: Shareif Ziyadat/Getty per Sean "Diddy" Combs

Sean “Diddy” Combs starebbe pagando altri detenuti per poter usare i loro telefoni e account social per incaricare i membri della sua famiglia di pubblicare messaggi «attentamente curati» sui social media, nel tentativo di influenzare l’opinione pubblica e ostacolare la giustizia in vista del suo imminente processo per accuse di racket e traffico sessuale. Così sostengono i procuratori federali degli Stati Uniti.

In un nuovo documento depositato presso il tribunale e ottenuto da Rolling Stone, i procuratori del distretto meridionale di New York accusano il magnate della musica, attualmente detenuto in un centro federale di Brooklyn, di aver violato consapevolmente i regolamenti carcerari utilizzando i telefoni di almeno altri otto detenuti per effettuare chiamate. Tutto ciò sarebbe avvenuto a partire dal suo arresto, il 16 settembre a Manhattan. I procuratori affermano di essere in possesso delle registrazioni.

«Apparentemente per evitare il monitoraggio delle forze dell’ordine, l’imputato utilizza i codici di autorizzazione al porting (PAC, ndr) di altri detenuti per effettuare chiamate sia a persone presenti nella lista di contatti approvati, sia ad altre non incluse nella lista. Per ottenere o mantenere accesso ai PAC di altri detenuti, l’imputato istruisce terze parti a pagarli, anche attraverso app e depositi nei conti del Dipartimento Carcerario Federale (BOP, ndr)», così si legge nel nuovo fascicolo.

La nuova documentazione di 30 pagine presentata dai pubblici ministeri chiede al giudice che sta seguendo il caso di respingere l’ultima richiesta di Combs di essere rilasciato su cauzione in attesa del processo fissato per il 5 maggio. Combs, 55 anni, si è già visto negare la cauzione due volte, ma venerdì prossimo affronterà un terzo incontro in tribunale sulla questione, presentando una nuova proposta di cauzione da 50 milioni di dollari.

«L’imputato non offre nulla di nuovo e rilevante che giustifichi una terza udienza sulla cauzione. Anzi, l’unica vera “novità” rilevante dimostra che l’imputato ha continuato a intraprendere un comportamento ostruzionistico implacabile, volto a compromettere l’integrità di questi procedimenti», hanno scritto i pubblici ministeri nella loro opposizione, depositata nella tarda serata di venerdì.

«Nel tentativo di eludere il monitoraggio delle forze dell’ordine, l’imputato ha, tra le altre cose, orchestrato campagne sui social media con l’obiettivo, a detta sua, di influenzare la giuria; cercato di divulgare pubblicamente materiali che considera utili al suo caso; e contattato testimoni attraverso terze parti».

I pubblici ministeri sostengono che un recente video pubblicato sull’account Instagram di Combs, in cui i suoi figli si sono riuniti per augurargli buon compleanno durante una telefonata dal carcere, fosse tutt’altro che spontaneo.

«L’imputato ha coinvolto i familiari per pianificare e mettere in atto una campagna sui social media in occasione del suo compleanno, con l’intento di influenzare la potenziale giuria in questo procedimento penale», affermano i pubblici ministeri nella nuova documentazione. Secondo l’accusa, il video è stato «accuratamente pianificato» da Combs prima di essere pubblicato sul suo account, che conta quasi 20 milioni di follower, e su quelli dei suoi figli. «L’imputato, dal [Metropolitan Detention Center, ndr], ha poi monitorato le analitiche — ovvero il coinvolgimento del pubblico — e ha discusso esplicitamente con la sua famiglia su come garantire che il video ottenesse l’effetto desiderato sui potenziali membri della giuria», sostengono i pubblici ministeri.

Combs si è dichiarato non colpevole. I suoi rappresentanti non hanno risposto immediatamente a una richiesta di commento sulla più recente documentazione presentata dai pubblici ministeri, ma in precedenza hanno affermato di essere sicuri che prevarrà in tribunale. «Il signor Combs e il suo team legale hanno piena fiducia nei fatti e nell’integrità del processo giudiziario. In aula emergerà la verità: il signor Combs non ha mai aggredito sessualmente né sottoposto nessuno a traffico sessuale — né uomo né donna, né adulto né minore», aveva dichiarato il suo team media in una nota precedente.

Combs e il suo team sostengono che il produttore e discografico dovrebbe essere rilasciato per potersi preparare meglio al processo. Tuttavia, affermano i pubblici ministeri in una documentazione caratterizzata da omissis, che il comportamento di Combs dietro le sbarre dimostra chiaramente che non può essere considerato affidabile.

Secondo l’accusa, durante una perquisizione nella sua cella sarebbero stati trovati appunti che suggeriscono che Combs abbia pagato un testimone del suo caso affinché facesse una dichiarazione pubblica. Inoltre, le telefonate registrate rivelerebbero che Combs avrebbe dato istruzioni ad altri di «coinvolgere terze parti», inclusi individui non presenti nella sua lista di contatti approvati.

«L’imputato ha dimostrato ripetutamente — anche mentre era in custodia — che violerà in modo sfacciato e reiterato le regole per influenzare impropriamente l’esito del suo caso», si legge nella nuova documentazione. «In altre parole, l’imputato ha dimostrato di non poter essere ritenuto affidabile nel rispettare regole o condizioni».

Se condannato come accusato nel suo caso penale, Combs rischia una pena minima di 15 anni di carcere e un massimo dell’ergastolo.

Da Rolling Stone US

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