Se siete già stati al Sónar nella vostra vita, sapete che la grande forza del festival sono le connessioni che crea. E mai come quest’anno, come vi raccontiamo qui, è stato evidente.
Quindi, di seguito, cinque cose, anche non strettamente musicali, da salvare di questa edizione dei record (123mila spettatori), per mirare ancora più in alto in occasione del prossimo 25esimo anniversario.
LE MOSTRE
Ok, quella dedicata a Bowie l’avevamo già vista a Bologna, ma le due operazioni firmate Björk e Brian Eno si sono dimostrate all’altezza delle aspettative (sarà stato per i due soggetti coinvolti, che per chi scrive possono tranquillamente puntare alla definizione di genio). E rappresentano un ottimo modo di vivere la musica, da un lato ancora da esplorare fino in fondo. Una menzione d’onore va anche a Daito Manabe: la sua Phosphere è stata incredibile e quando l’abbiamo visto all’opera con Nosaj Thing dal vivo è andata ancora meglio.
LA VECCHIA E NUOVA BLACK MUSIC
Già guardando il cartellone prima del festival si capivano le intenzioni: unire la vecchia scuola della black music con le nuove avanguardie. Quindi porte aperte alle “ultime” leve, da Princess Nokia a GAIKA, fino a Thudercat e Anderson.Paak (con quest’ultimo autore di un live pazzesco, come chi ha avuto la fortuna di vederlo in Italia già sa), ma anche una particolare attenzione a tipi come i De La Soul che sono stati autori di una performance coinvolgente e molto apprezzata dal pubblico. Ancora una volta, una connessione.
I LIVE DEGLI ANNI ’00
Diciamoci la verità: quando c’è l’occasione non riusciamo proprio a non essere nostalgici. Sarà l’età che abbiamo ormai raggiunto più o meno tutti, ma quando vediamo in cartellone Soulwax live e Justice live, ci viene un colpo al cuore. E il gioco funziona se i due, nonostante due dischi non eccelsi, riescono ancora a mettere in piedi uno show di luci, suoni e emozioni come quello visto da queste parti. Hanno ancora tantissimo da insegnare.
I MARATONETI CLUBBONARI
Per chi vuole provare emozioni forti, consigliamo di spararsi sei ore di set di fila di Master’s at Work o di Tiga assieme a Seth Troxler. Saranno stati i dischi che si sono portati dietro, sarà stata la calca o l’afa che si respirava dentro la SonarCar, ma i due set no-stop sono sembrati una vera e propria maratona. Consigliato ai più resistenti (raccomandazioni à la Studio Aperto: bere molta acqua, mangiare tanta frutta).
IL SONAR DE DIA
C’è un momento magico nella memoria di tutti i presenti, ed è quello in cui arriva l’ultima ora del Sónar de Día, l’ultima ora di musica “di giorno” nel programma. Sarà stata la scelta degli act (soprattutto Optimo il sabato), ma non siamo riusciti a schiodarci fino all’ultimo secondo dall’atmosfera magica della Fira Barcelona. Bella gente, belle vibrazioni, ottima musica e una struttura che migliora ogni anno. Il giorno batte la notte, ma anche nettamente.