«Voglio dare importanza al verbo». Marco Mengoni ripete questa frase più volte, quasi come un mantra, alla conferenza stampa di presentazione del suo nuovo disco di inediti Parole in circolo, in uscita il 13 gennaio per Sony Music. Giacca color cioccolato, orecchino, jeans corti sopra la caviglia, calzini in vista e scarponcini neri.
Il bel cantante di Ronciglione non lo chiama “album”, ma parla di un “progetto”: «Una playlist in divenire divisa in due parti: la prima è questa, al secondo volume lavorerò nei prossimi mesi. Potrebbe uscire entro la fine del 2015, ma è presto per dirlo, è un work in progress». E aggiunge: «Dentro ho cercato di metterci più mondi possibili, mondi che riguardano sia la mia crescita personale sia i miei ascolti, dalle Haim, terzetto che per il sound sembra arrivare dal Nord Europa, ma in realtà è di Los Angeles, a Franco Battiato, cantautore che ho recuperato di recente e che è per me un’importante fonte d’ispirazione».
In totale l’album comprende dieci tracce tra cui Guerriero, il singolo pubblicato lo scorso novembre – un brano in cui si sentono chiari echi di Tiziano Ferro mescolati a incursioni nel dubstep di Skrillex –, che oltre a scalare le classifiche sta riscuotendo un enorme successo su Internet: il videoclip della canzone realizzato con il regista Cosimo Alemà ha superato i nove milioni di clic. «Non ho mai voluto fermarmi, ripetermi, ho sempre cercato di continuare a scrivere, ricercare, sperimentare», afferma Mengoni.
Il video di “Guerriero”:
«In questo senso, rispetto al resto del disco, Guerriero è una sorta di buffet, dentro c’è davvero tanto, si passa dall’elettronica presa dall’r’n’b alle frequenze bassissime tipiche dell’hip hop, dal funk ai riff di chitarra provenienti dal mondo delle mie amate Haim. Il tutto a sostegno di un cantato per me nuovo, basato su tonalità più basse, a tratti quasi parlato, privo degli orpelli vocali dominanti nei precedenti dischi. Non a caso, sulla scelta di questo pezzo come primo singolo, ci sono state discussioni, la casa discografica non era convinta, per me era impegnativo, pregno di significati, ma data la risposta del pubblico, credo di poter affermare di aver vinto la sfida».
Altra sfida, racconta il ventiseienne, è stata quella di affidare la realizzazione grafica di una app dedicata a Parole in circolo a Shipmate, gruppo di creativi composto da studenti o neolaureati specializzati in grafica appunto, ma anche design d’interni, moda, illustrazione. «Non è la prima volta che lavoro con dei giovani, l’ho già fatto in passato: mi piace e mi stimola confrontarmi con ragazzi che hanno più o meno la mia età, non penso che le vecchie generazioni siano obsolete, ma io e i miei coetanei usiamo un linguaggio differente, più nitido».
Poi, parlando di Se io fossi te, brano scritto per lui da Luca Carboni, Mengoni svela un aneddoto divertente: «Lavoro con mia cugina, che di cognome fa Carboni. Un giorno siamo capitati per caso nello stesso albergo dove alloggiava Luca e alla reception hanno dato per sbaglio le chiavi della sua stanza a mia cugina. L’equivoco ci ha fatto incontrare e abbiamo dato il via a una collaborazione. Non c’è stata subito sintonia, all’inizio gli avevo mandato delle idee, ma non riuscivamo a scrivere nulla, però un giorno Luca si è presentato con questo brano e insomma, è andata e sono davvero contento».
Pronto per un tour che nel mese di maggio lo porterà nei palazzetti, Mengoni commenta così il raddoppio della data milanese, dovuto alla grande richiesta di biglietti: «Sono felice che le prevendite stiano andando bene, ma non voglio nemmeno esagerare, sono un perfezionista e mi piacerebbe poter vivere questi primi live come un test personale. Quando la mia nuova agenzia di concerti, Live Nation, mi ha comunicato il raddoppio a Milano ho detto: “ok, ma state calmi che io c’ho pure paura”».
Il cantante uscito da X Factor nel 2009, vincitore a Sanremo nel 2013, misura le parole, perché, sostiene, «bisogna fare attenzione». «In questo mio nuovo progetto c’è una canzone, Esseri umani, in cui forse per la prima volta – come artista intendo – rifletto su ciò che sta accadendo alla nostra società. Nel testo dico che gli esseri umani devono imparare a essere umani e dopo i fatti di questi giorni, fatti che hanno fatto tremare abbastanza la mia anima (si riferisce all’attentato alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, ndr), non posso che sostenere ancor più questo mio pensiero». E continua: «Sono un giovane che si batte e si batterà sempre per i diritti, non me la sento di entrare in discorsi che non mi competono, quel che mi interessa è lanciare messaggi positivi, nella speranza che chi mi segue li colga e li faccia suoi. Se non dico di più è perché sono convinto che mai come in questo periodo storico bisogna dare il giusto peso alle parole, dovrebbero farlo anche i giornali, i media, perché le parole scatenano movimenti, è essenziale usarle con cautela».