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Stefano Lentini, in anteprima il video di ‘Suite After the Furies’

Dopo le collaborazioni con grandi registi come Wong Kar-Wai, il compositore romano presenta un progetto solista con cui ampia i confini della classica per un viaggio attraverso la psiche umana

S’intitola Fury il nuovo album di Stefano Lentini, in arrivo il prossimo 16 novembre, un progetto alternative-classic in cui il compositore unisce sonorità sinfoniche a influenze dal folk e dall’elettronica. Album prevalentemente strumentale, Fury è stato concepito come un viaggio nei lati più oscuri della mente umana, come fosse alla ricerca di ciò che genera le nostre sensazioni più incontrollabili come, appunto, la furia; un percorso sonoro con cui Lentini attraversa le sfumature dell’emotività umana per un caleidoscopio simbolizzato dalla complessità illimitata del cosmo e i suoi imprevedibili corpi celesti.

Un progetto in cui la grazia della classica si intreccia con l’inquietudine dell’elettronica, dove il primo ‘assaggio’ è regalato da Suite After the Furies, brano cardine dell’intero album di cui è il primo singolo estratto. Un’atmosfera raccontata nel video oggi presentato in anteprima su Rolling Stone, e realizzato dal visionario artista irlandese Kevin McGloughlin, in cui la psichedelia visiva è lo specchio attraverso cui viene rappresentato l’intreccio tra due mondi, tra fantasmi di luce in 3D e la minaccia di una distruzione che ricalca il suono del pianoforte.

Stefano Lentini presenta il suo progetto solista dopo che, in passato, ha collaborato per le colonne sonore di film con registi come Wong Kar-Wai (The Grandmaster), Giacomo Campiotti (Braccialetti Rossi) e Carmine Elia (La Porta Rossa). Fury è stato realizzato insieme al pluripremiato ingegnere del suono Geoff Foster – vincitore di 3 Grammy Awards e già al lavoro per le musiche di Pirati dei Caraibi, Interstellar e Star Wars – e con Gilda Buttà, pianista delle colonne sonore de La Leggenda del pianista sull’Oceano, Gli Intoccabili.

«Alt – classic è un modo alternativo di vivere la musica che chiamiamo “classica” – ha detto il compositore parlando del suono che caratterizza Fury – Non c’è nulla di classico in un violino e non c’è nulla di moderno in un sintetizzatore. La modernità e la classicità dipendono dall’attitudine. Io mescolo le carte, vivo con lo stesso spirito l’heavy-metal e la musica sinfonica».

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