È terminata ieri l’edizione 2016 dei Digital Days, due giorni che MTV ha dedicato alla musica e al mondo del digitale e del web. Tantissimi gli incontri e i workshop con i protagonisti della musica e del mondo della comunicazione (ve ne abbiamo parlato qui) che si sono conclusi la sera, nel parco della Reggia di Venaria, con i DJ set di Steve Aoki, Gesaffelstein, Erol Alkan e moltissimi altri.
Tra gli incontri più interessanti delle due giornate quello con il DJ statunitense Aoki che è intervenuto per presentare ai fan italiani il suo documentario I’ll Sleep When I’m Dead, che potete trovare su Netflix: «Una esperienza incredibile, durata quasi 3 anni» ha dichiarato il producer, intervistato per l’occasione da Luca De Gennaro. «I videomaker hanno viaggiato con me per molti mesi, nonostante all’inizio avessi qualche timore, è stata una esperienza magnfica. Non avevo mai raccontato la mia vita privata».
Nel documentario, di cui potete vedere il trailer qui sotto, si parla molto del rapporto con il padre: «È stato un modello da seguire per me. È arrivato in America e ha dovuto ricostruire tutto. Si è fatto da solo. Ho dovuto farmi il culo per dimostrargli che anche io valevo qualcosa».
E Aoki ci tiene anche a sottolineare che non è stato facile per lui essere figlio di migranti, soprattutto al tempo della scuola: «Non ero per niente popolare a scuola. Anzi, ero proprio il contrario. Ora ringrazio quel periodo perché altrimenti non sarei qui a fare quello che sto facendo. Ho dovuto trovare un modo per costruire la mia identità: ho scelto la musica».
Un percorso partito dal rock e dalla etichetta fondata ad appena 19 anni, la Dim Mak, che aveva sede nel salotto del suo appartamento: «Venivano a suonare decine e decine di band. Cercavamo di dargli una mano, di trovare il modo e i soldi per stampare i loro dischi». Un’attività spesso in salita ma che ha iniziato a dare i suoi frutti con la pubblicazione dei primi lavori di The Kills e Bloc Party, senza dimenticare l’esperienza come manager di M.I.A.: «ho capito che era un lavoro diverso e complesso, mi è bastata quell’esperienza».
Poi il trasferimento a L.A., i primi lavori nei club più cool, il successo mondiale, le torte in faccia e tutto il resto. Senza mai fermarsi un secondo. Nel 2017 uscirà il suo nuovo disco e se gli chiedete come sarà vi risponderà che sta lavorando con artisti country, r’n’b, rock. Perché il segreto per Steve è “to always think outside of the box”.