Oggi Guy Manuel de Homem-Christo dei Daft Punk compie 43 anni. È sempre buona educazione aggiungere un “portati benissimo, eh” ma come ben sapete le foto senza casco dei due robot francesi si contano sulle dita di una mano. Quelle poche che ci sono, poi, le hanno scattate nel periodo precedente al 2000, ovvero, prima che il duo composto da Guy e dal suo socio Thomas Bangalter decidessero di diventare per sempre due robot e di non mostrare mai più il viso—qualche foto paparazzata di recente c’è, per quanto sfocata.
Per cui, ecco, non si sa bene se dentro al caschetto dorato Guy Man si sia conservato bene (di sicuro ha ancora tutti i capelli, a differenza di Thomas), ma la scusa del compleanno ci torna utile per fare un po’ chiarezza sulla metà più schiva di una coppia già di per sé molto schiva. Specie se si tratta della vita al di fuori dei Daft Punk.
Partiamo dalle origini. Guy Man sta per Guillaume Emmanuel de Homem-Christo. Un nome lungo e altisonante che infatti tradisce origini aristocratiche, e nemmeno di quelle che ti rendono proprio fiero. Il trisnonno di Guy Man, Francisco Manuel Homem Christo, era un politico nazionalista e ufficiale dell’esercito portoghese. Per colpa delle sue idee anti repubblicane fu costretto all’esilio a Parigi nel 1910, dove 64 anni più tardi nasce il piccolo Guillaume.
“Nightcall” di Kavinsky è prodotta da Guy Man
Nella tranquillità di Neuilly-sur-Seine, una zona benestante appena fuori dalla capitale, Guy Man trascorre i primi anni della sua vita, ricevendo in regalo a sette anni una tastiera e una chitarra giocattolo. Tuttora la chitarra rimane il suo strumento preferito per abbozzare nuovi pezzi dei Daft Punk, come ha già avuto modo di raccontare a Melody Maker. A 14 anni ne riceve finalmente una elettrica, che gli permette di strimpellare cover dei Velvet Underground insieme a quello che diventerà il suo socio di vita, Thomas Bangalter. I due si conoscono fra i banchi del Lycée Carnot, uno dei licei più prestigiosi in Francia (da cui sono usciti anche l’ex presidente Jacques Chirac e Gilles Deleuze, il filosofo post-strutturalista). È il 1987 e Bangalter, già introdotto nell’ambiente perché figlio di Daniel “Vangarde” Bangalter, abile discografico di origini ebraiche, convince definitivamente Guy Man a guadagnarsi da vivere facendo l’artista, e soprattutto di farlo insieme.
Il primo slancio serio nella musica, i due lo fanno con una band che avrà vita breve, i Darlin’. La formazione consiste in Bangalter, Guy Man (ovviamente alla chitarra) e Laurent Brancowitz. Il nome del trio viene deriva dalla canzone omonima dei Beach Boys e anche il suono ricorda un surf rock sporcato da distorsioni varie. Nel recensirli, Dave Jennings del Melody Maker chiama questo suono in modo dispregiativo “daft punky” (scioccamente da straccioni), che poi tornerà utile a Thomas e Guy Man in futuro. C’è da dire che nonostante l’esperienza fallimentare dei Darlin’, i due sono rimasti amici con Brancowitz e i suoi Phoenix. Militare in quella band sgangherata aiuta i ragazzi non solo a farsi le ossa, ma anche a sbattere il naso sull’elettronica dei rave che porterà alla genesi dei due robot. Nei primi Novanta infatti i Daft Punk (ancora Darlin’) trascorrono un periodo a Londra, dove i rave hanno già soppiantato qualsiasi forma di concerto rock o indie—per quanto Guy Man individua in Screamadelica dei Primal Scream il disco che ha dato la prima spinta ai Daft. È qui che nel ’92 cominciano a elaborare il progetto Daft Punk.
Le Knight Club è il progetto di Guy Man con Eric “Rico” Chedeville
Da qui in poi, la vita di Guy Man viene occupata di prepotenza (e giustamente) dal duo. È lui stesso a disegnare il loro logo, che per la prima volta appare su Homework, l’album di debutto del 1996. Eppure, fra un disco e un tour mondiale, il nostro riesce a ritagliarsi i suoi spazi, dando vita alla Crydamoure Records insieme all’amico Eric “Rico” Chedeville nel 1997 e facendo anche due figli (quando e con chi non si sa, per quanto attualmente pare che il nostro sia fidanzato con una ragazza di Milano). Ormai chiusa dal 2009, la Crydamoure fa da valvola di sfogo per le pulsioni house e filter disco di Guy Man. Sulla label Guillaume pubblica i lavori di alcuni uomini del suo entourage, fra cui suo fratello Paul Play, e persino i suoi, sotto lo pseudonimo di Le Knight Club. Anche qui partecipa Chedeville, almeno fino al 2002, per poi ritornare nel 2015 con un singolo tratto dalla colonna sonora di un film algerino.
Conclusa l’epopea Crydamoure, Guy alterna il lavoro con i Daft a quello di produttore. Sua è la firma su alcuni dei dischi french più inseriti nel pop di oggi, come Sexuality di Sebastien Tellier—ditemi se quei coretti nella scherzosa Divine non rimandano ai dischi dei Beach Boys consumati da giovane—e Outrun di Kavinsky, la cui perla Nightcall è il tema principale del film Drive con Ryan Gosling. L’ultima notizia che ci giunge dal pianeta Guy Man è l’annuncio più o meno formale di un album da solista, che vanterebbe fra i collaboratori anche Charlotte Gainsbourg. Nessuna data di uscita e nessun comunicato. Solo piccole tracce lasciate da uno degli artisti più sconosciuti e famosi allo stesso tempo.