C’è già un altro duo che si chiama Technoir. Però, senza nulla togliere ai due dark waver tedeschi attivi nei primi Duemila, è meglio se d’ora in poi teniamo in mente solo Alexandros e Jennifer. Lui è di origini greche, lei nigeriane, ed entrambi sono cresciuti a Genova con il pallino per il soul e il jazz. Morcheeba, Ray Charles, Gil Scott-Heron: a un certo punto, sei o sette anni fa, la band si è fatta duo, le jam session di cover si sono fatte pezzi originali e l’amicizia si è fatta amore.
Da allora la coppia è indivisibile. «Ci piace giocare a fare i jazzisti, ma con un’attitudine punk», racconta Alexandros, chitarrista diplomato al conservatorio, ma in musica elettronica. «Non jazz vecchio stile, a noi dal palco piace vedere la gente dimenarsi». E fidatevi che succede. Nessuno di noi in redazione ha ricevuto comunicati stampa sui Technoir. Li abbiamo semplicemente visti suonare al Santeria di Milano. È stato così bello scoprire che anche in Italia possono esistere band simili agli Internet (seppur in versione concentrata rispetto ai californiani), che l’intervista è venuta da sé.
C’è anche un album di mezzo, New Ecosystem Musically Improved (abbreviato NEMUI) che è nato fra le mura dell’appartamento milanese della coppia, 30 anni lui e 26 lei. Non un banale soul emozionale il loro, ma un profondo glitch dell’acid jazz degli ultimi vent’anni, che entra nella nuova ondata post-black guidata da Flying Lotus e tutti gli altri scampanati di Brainfeeder.
In più, la chitarra nervosa di Alexandros sulla voce di Jennifer aggiunge quell’elemento à la Prince che mette sempre d’accordo tutti. La prossima mossa è fare un po’ di live in giro per l’Italia e l’Europa, ma anche di tornare il prima possibile a Milano. Bisogna pensare al nuovo disco. «Non siamo tipi da studi di registrazione iper-sofisticati», scherza Jennifer. «Preferiamo una tazza di caffè sul divano, a casa. Meglio se in pigiama.»