“Sono del Friuli-Venezia Giulia”. The André ride e risponde così quando gli fai notare che il suo accento non è propriamente genovese. E si sgancia poco o niente quando gli fai domande sulla sua vita, la sua identità, perché tanti vorrebbero sapere chi è davvero questo personaggio misterioso che ha dirottato gli scooteroni di Marracash e Gué Pequeno sulla cattiva strada di Fabrizio De André.
E quel che è nato come un divertissement internettiano, con tanto di ritratto stile Obey e logo simil Supreme, ora è diventato un vero e proprio tour, da De André canta la trap su YouTube a The André in concerto live.
In una delle tue primissime interviste avevi detto di non sentirtela di cantare dal vivo, e invece ora parti in tour…
Davvero ho detto così?!? Non mi ricordo! Ma all’epoca non vedevo opportunità in questo senso.
E da allora, quanto sono cambiate le cose?
In quel momento non capivo cosa stava succedendo, mi sembrava incredibile che qualcuno volesse davvero venire a sentire una cosa del genere dal vivo. Mi sembrava molto di più un’operazione adatta a rimanere nel web. E invece, per com’è andata la prima data, ho capito che può essere una cosa che ha anche una sua logica live.
Parliamo allora dei concerti: come ti esibisci sul palco?
Chitarra e voce. Insieme a un’altra persona che suona la chitarra e fa qualche coro o qualche intermezzo con strumentini tipo il kazoo, altrimenti qualcosa con la tastiera.
E che precauzioni prendi per tenere nascosta la tua identità?
Un paio di occhiali polarizzati, una felpa col cappuccio e una luce abbastanza potente dietro di me.
Più o meno un altro Liberato!
È diverso. Il mio volto non è poi così nascosto, ma non mi interessa giocare troppo sull’anonimato. Meno il pubblico si fa influenzare dal fatto che non ho la faccia di De André, più sospende l’incredulità.
Com’è stato il primo live?
Ho suonato per l’adunata di Feudalesimo e Libertà al Live di Trezzo, un concerto ben contestualizzato considerato che loro sono un fenomeno nato sul web, proprio come me. La mia presenza aveva un significato, ed ero in mezzo a due grossi nomi: gli Atroci e Nanowar.
Sei un fan di Feudalesimo e Libertà?
Sì, da ancora prima di iniziare The André! (Ride)
E gli Atroci e i Nanowar, li conoscevi?
Sì, dall’adolescenza.
Adolescenza, giusto: quanti anni hai quindi?
Ho tra i 20 e i 30 anni…
Per essere vagamente più precisi, facciamo così: nel comunicato stampa che presenta il tuo tour c’è scritto che studi letteratura in università a Milano, sei in corso o fuori corso?
Sì, sono in corso… (Ride ancora)
Quando sei partito con le cover trap in versione De André, cosa avevi in mente di fare?
È nato tutto come un gioco tra me e un mio amico. Come ho già detto in passato, dovevamo liberarci da questo tunnel di De André in cui eravamo finiti e il modo migliore per uscirne, per curarci, era liberarlo da quella sua aura di perfezione artistica, unendolo con qualcosa che con lui non c’entrasse niente.
E avete iniziato subito con la trap?
All’inizio erano canzoni pop a caso. Ma mi era capitato di sentire conoscenti e amici parlare della musica trap e mi sono detto: pensa se facessi una cosa del genere, sarebbe assolutamente distonico. Il mio amico non conoscendo la trap è rimasto un po’ così: ma cos’è sta roba, che musica è?!? Invece secondo me poteva divertire, ma pensavo potesse divertire solo una manciata di persone. Abbiamo messo su YouTube i primi video fatti in cinque minuti, con le canzoni registrate in casa e quattro diapositive… E il riscontro è stato abbastanza potente.
Quando ti sei accorto che la tua idea stava funzionando davvero?
È stato tutto molto improvviso. In meno di una settimana, dal mercoledì al venerdì, sono passato da 10 visualizzazioni a 100mila… Il primo focolaio si è sviluppato grazie a una pagina Facebook dedicata alla musica indie: un membro ha postato un mio pezzo e da lì ha cominciato a crescere esponenzialmente.
Avevi già avuto esperienze creative su YouTube o altri social-network?
No, assolutamente no. È la prima volta che faccio una cosa del genere e, infatti, quello che poi è diventato il mio canale YouTube era un account aperto quattro anni fa senza alcuna previsione di fare nulla.
Perché il canale si chiama Gab Loter, cosa significa?
Cosa significa Gab Loter? Non posso rivelarlo! (Ride) Mi spiace, è un indizio sulla mia vera identità.
Considerato che suoni benissimo, invece, esperienze musicali passate?
Benissimo è una parola impegnativa!
Be’, le tue capacità musicali hanno sorpreso Dolcenera, con cui hai registrato Cupido di Sfera Ebbasta…
Sono lusingato! Ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta intorno agli 11 anni e ho continuato da solo, senza prendere lezioni… Ma è vero che ho studiato anche un altro strumento al Conservatorio, senza diplomarmi però.
Com’è stato collaborare con Dolcenera?
Sono partito molto agitato, credevo fosse complicato registrare con una professionista. Lei una cantante vera, io un fenomeno del web… E invece è stata umilissima.
Torniamo alle tue esperienze musicali precedenti. Band? Progetti solisti?
Ho fatto parte di qualche gruppo. Uno era una cover band di musica d’autore, facevamo pezzi noti di De André, Lucio Dalla, qualcosa di Guccini. E poi ho fatto parte di un gruppo con cui facevamo tutt’altra musica: testi in inglese e un genere che tendeva all’elettronica.
Quando è nata la tua passione per Fabrizio De André?
In famiglia abbiamo sempre ascoltato De André, canzoni come Bocca di rosa e le cose più famose. Poi intorno ai 13 anni ho iniziato ad approfondire la materia con altre persone altrettanto appassionate. L’ho abbandonato e ripreso, è una lunga storia d’amore.
Qual è il tuo disco preferito di De André?
Difficile… Direi Volume 8.
E la trap ti piace davvero?
La prima volta che l’ho incontrata l’ho liquidata frettolosamente, considerandola una cosa di scarso valore. Ma a forza di frequentarla ho avuto modo di trovarci comunque qualcosa di buono. E scelgo sempre di coverizzare i pezzi con i testi più estremi, lontani dalla poetica di De André. Di sicuro, mi diverte.
Qualcuno tra Sfera Ebbasta, Ghali, Dark Polo Gang ti ha contattato dopo che hai fatto le loro cover? Feedback dal fronte trap?
Per quanto ne so, nessuno di loro si è espresso sul mio lavoro. Ma al Wired Next Fest ho incontrato Gué Pequeno, ci siamo stretti la mano. Avevo appena suonato Lamborghini.
Prima ti sei definito “fenomeno del web”. Non ti dà fastidio come etichetta, non la trovi riduttiva?
Alla fine è quel che è successo: la mia popolarità arriva tutta da lì. Ma sono sicuro che col passare del tempo dovrò cambiare in qualche modo perché ci sono poche probabilità di rimanere a lungo un fenomeno del web.
Cosa farai dunque nel prossimo futuro, dopo le cover trap e quelle indie?
Se dovessi dar retta a quel che leggo nei commenti, c’è gente che mi chiede di tutto: alcuni vorrebbero tutta la discografia trap, altri mi dicono fai una cover di questo, di quest’altro. Un’altra fetta di pubblico mi chiede di esplorare altri territori… Mi sto muovendo a vista. Ora sto lavorando sui pezzi indie italiani, ma il bello del mistero sta proprio nel non sapere cosa accadrà in futuro.
Ci sono cover che ti sei rifiutato di fare?
Mmh Ha Ha Ha di Young Signorino. (Risate) Evito i pezzi che non mi divertono.
Ultima domanda: cosa ascolti di solito? Oltre De André, hai altri artisti preferiti?
Bruce Springsteen.
Sei un fan hardcore del Boss?
Abbastanza hardcore!
Quante volte l’hai visto dal vivo?
Due.
Il tuo disco preferito di Springsteen?
Difficile… Anzi, no: Darkness on the Edge of Town.
Se dovessi scegliere tra Springsteen e De André?
Ahi! Mmm…
Ti abbiamo messo in difficoltà.
Sono molto diversi l’uno dall’altro. Ci sono periodi in cui entro nel tunnel di Springesteen, poi esco ed entro nel tunnel di De André.
Possibilità di fare Springsteen che canta la trap o l’indie?
Non credo, sarebbe molto più difficile.
Ricordate: The André rispose così anche a una domanda simile sui concerti live. E, intanto, l’amore che strappa le visualizzazioni è tutt’altro che perduto.
PS: ovviamente, non ha accento né genovese né friulano, ma… belin, non ve lo diciamo.