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The Bluemood, in viaggio nel blues tra inferno, paradiso e Zucchero

L’incontro sul posto di lavoro in una nota Casa automobilistica, la passione per il blues, il rock e tutto quello che ci gira attorno, fino all’apertura dei concerti del bluesman italiano, dalle luci dell’Arena di Verona a quelle di una manciata di date in Europa.
The Bluemood

The Bluemood

Un viaggio nel mondo del blues più scuro, quello tra inferno e paradiso o più spesso quello che l’inferno ce l’ha proprio dentro il paradiso, a scompigliarne tutte le carte. La strada è quella che hanno intrapreso da qualche tempo The Bluemood, sperimentatori attorno al tema della musica black che più black non si può. Punto di partenza: rock, blues e dintorni. Luogo di incontro, un lavoro in comune nel mondo dei motori a quattro ruote e punto di svolta il palco dell’Arena di Verona in compagnia del blues nella sua incarnazione italo-internazionale, altrimenti detta Zucchero. Proprio per lui, i Bluemood, hanno aperto alcuni concerti la scorsa estate, in giro per l’Europa. 

The Bluemood all’Arena di Verona in apertura a Zucchero

“La musica è sempre stata preponderante nelle nostre vite – ha raccontato Bob Lonardi, chitarrista blues con l’hard rock nel sangue e deus ex machina della comunicazione in Italia di una nota Casa automobilistica svedese – fino all’idea di mettere insieme una band assolutamente estemporanea e improbabile, solo per fare casino. Abbiamo però capito in fretta che la faccenda avrebbe potuto farsi seria”. In dieci anni di vita la formazione cambia e si alterna attorno ai due fondatori, uno dei quali è il Lonardi di cui sopra e l’altro è Michele Crisci, che della filiale italiana della medesima casa automobilistica è il presidente.

The Bluemood in tour con Zucchero

Nei set dei Bluemood ci sono i differenti stati d’animo della musica black, dalle radici con Robert Johnson o Sonny Boy Williamson, fino ai bluesmen come John Lee Hooker; dalle atmosfere del blues elettrico di Chicago alla Muddy Waters o Buddy Guy fino ai successi di B.B. King, Eric Clapton o Gary Moore. Nel 2018 è arrivato anche il primo disco a firma The Bluemood e intitolato ‘Pump Your Blues’. “Nel mio caso è arrivata sicuramente prima la musica dei motori – ci aveva racontato Crisci, la scorsa estate, proprio al tavolino di un bar di fronte all’Arena di Verona prima di salirci sul palco – perché è una passione che ho da quando ero ragazzino, vuoi anche per la mamma che era una cantante lirica. Sono cresciuto con la musica in casa e una band l’ho sempre sempre sognata. Ho suonato in chiesa e ho fatto tutte quelle cose che si fanno pur di riuscire a suonare. Il blues, per chi suona la chitarra, è una delle cose più facili per cominciare. Poi però scopri che è la più difficile da approfondire”.

The Bluemood

Riff elettrici, atmosfere acustiche ma anche pianismo, solide ritmiche e suggestive note di resonator, dalla musica del delta del Mississippi alle sonorità elettriche della British Blues Explosion. “Il blues – spiegano i due fondatori della band – è la madre di tutto. Veniamo da estrazioni musicali differenti: c’è chi viene da percorsi di ascolto e di suono pop o rock del tipo easy listening, dove vocalizzi e arrangiamento dei brani sono fondamentali, come altri di noi arrivano dal rock più duro e avevano i poster di Ritchie Blackmore alle pareti. Qualcun’altro arriva dal jazz o dalla musica sudamericana. Motivo per cui abbiamo deciso di suonare il blues ma anche tutte le sue contaminazioni. Quello che facciamo non è solo un lavoro di cover ma un’interpretazione del brano in funzione delle sue origini. Non facciamo standard e tra noi c’è chi gode nella preparazione dei brani e chi gode sul palco”.

The Bluemood

E poi arriva Zucchero, Adelmo ‘Blues’ Fornaciari, che quei Bluemood decide di portarseli proprio sul palco. E nemmeno su palchi qualunque. “Durante alcuni concerti che abbiamo fatto in giro e durante i quali raccontavamo anche la storia del blues, la manager di Zucchero, Laura Vergani, ci ha ascoltato e da una battuta iniziale è poi nato il progetto di aprire alcuni concerti di Fornaciari, a cominciare dalla scorsa estate sul palco dell’Arena di Verona e poi ancora per una manciata di sue date della parte europea del tour. Il primo brano che abbiamo fatto sul palco di Zucchero è stata una reinterpretazione di ‘I Believe’ di Ray Charles ispirata alla versione fatta anni fa da Kat Dyson, straordinaria chitarrista che suona da tempo proprio con Zucchero”.

The Bluemood raccontano in sintesi una verità: tutti possono godere con le note del blues. Quel blues che è vivo, dannatamente vivo e lotta insieme a noi.

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