Fa un certo effetto vedere l’Alcatraz strapieno, soprattutto se sul palco a suonare c’è una band fino a qualche mese fa considerata indie, di nicchia. Da vecchio habitué dei concerti milanesi, prima che iniziasse, cercavo senza successo facce amiche, gli “accreditati” di professione, e una lampadina si era accesa quando – camminando verso il locale – un paio di persone mi avevano chiesto dove fosse l’Alcatraz (da ormai una decade punto di riferimento dei live indoor): ieri sera a fare sold out sono stati i fan dei Thegiornalisti, un pubblico nuovo, giovane ma non giovanissimo, cresciuto con la band e ora sorpreso di contarsi così numeroso quando Tommaso Paradiso inizia a cantare “Sto bene solo quando arrivi tu” (Fatto di te). Da quel momento, e per tutta l’ora e mezza successiva, si è avuta la sensazione di trovarsi in mezzo a un mega party romantico, una sintesi quasi jovanottesca – È qui la festa? – tra le canzoni d’amore della band e la voglia di condividere le stesse facendo casino. Per i più “in età” i brani in scaletta – molti dei quali dall’ultimo album Completamente Sold Out – suonavano sullo stesso pentagramma della canzone italiana che va da Venditti a Vasco passando per Luca Carboni e Lorenzo Cherubini, ma per tutti gli altri, la maggioranza, il concerto suonava e basta. Già perché Tommaso Paradiso – che come frontman assomiglia a un Robbie Williams senza glitter – ha il dono di saper scrivere canzoni contemporanee, un pop fresco (anche se citazionista fino all’osso) e soprattutto splendidamente allergico alla nostalgia, pure a quella hipster cui Paradiso è erroneamente spesso associato (Tommaso non è un hipster e il pubblico in sala ne è la felice prova). La band ha un ottimo potenziale, non solo per il sound azzeccatissimo dei synth (vero marchio di fabbrica dei Thegiornalisti) ma soprattutto per l’abilità nel rendere groovy anche le ballad da accendino: se continuano così, magari inseguendo una grandeur orchestrale alla Coldplay piuttosto che l’essenzialità rock’n’roll, saranno più che un supporto alla scrittura pop del cantante. Tra un pezzo e l’altro Paradiso fa sfoggio della sua finta timidezza, saluta mamma e fa i cuori grandi con le mani al suo pubblico (e lì la commozione pare proprio sincera): non è un intrattenitore ancora, ma il ragazzo si farà e – per motivi generazionali – ha il Fiorello del karaoke nel sangue.
E sapete come finisce questo romantico rave di un’ora e mezza? Con i coriandoli sparati in aria, quasi un levarsi di torno per sempre quel vittimismo indie che bene o male accompagna ogni band che non venga da Sanremo o dai talent. Già, Sanremo: verrebbe la voglia di capitalizzare il clima di stasera del “tutti presi bene” e di vederli andare di corsa i Thegiornalisti, magari già quest’anno. Forse più per noi, che finalmente avremmo una band per cui tifare su Rai Uno, che per loro. Loro se la godano oggi, ché anche l’hangover di una festa così sarà bellissimo.