«Sono sempre me stesso, non so fare l’attore». Inizia così il primo messaggio social di Tony Effe da quando è scoppiato il caso della cancellazione della sua esibizione al concerto di Capodanno al Circo Massimo di Roma, esclusione voluta dal Campidoglio per via dei testi considerati sessisti e violenti. Prima invitato e poi silurato.
Probabilmente il Campidoglio non si aspettava che per solidarietà si sfilassero anche gli altri due artisti previsti al Circo Massimo, Mahmood e Mara Sattei, lasciando il Comune di Roma e gli organizzatori col compito di trovare nomi in grado di riempire un posto enorme e di farlo in una decina di giorni.
Finora il rapper si era espresso solo tramite il suo management, per il quale l’artista ha subito un «danno di immagine» che rischia «di comprometterne la carriera». Ora, presentando il titolo del pezzo che porterà a Sanremo, Damme ‘na mano («è una canzone personale, c’è della romanità, è romantica, è passionale»), Tony Effe ha detto la sua sulla vicenda. «Sono sempre me stesso, non so fare l’attore. Faccio musica e la musica non può essere censurata. Scrivo quello che vedo e vivo quello scrivo», scrive su Instagram, spiegando che i suoi testi non sono fiction paragonabile a quella di un film o di una serie. E infine: «Grazie a tutte le persone e i miei colleghi che hanno preso posizione».
Col forfait di Mahmood e Sattei è arrivata infatti la solidarietà di vari artisti, da cantanti pop come Noemi e rocker come Vasco Rossi, che scrivono che «censurare gli artisti non è la soluzione, l’arte deve restare un luogo di espressione», a rapper come Lazza secondo il quale «ogni volta che qualcuno del rap viene infilato in una situazione mainstream si cerca sempre di additarlo per qualcosa o farlo passare per coglione. Geolier non va bene, è napoletano, canta solo in dialetto. E Geolier ve l’ha messa nel culo, e godo. Tony Effe è misogino, è violento, e non va bene. E anche Tony ve la metterà nel culo. Smettetela di censurare il lavoro degli altri perché non lo ritenete tale e allora cercate delle scuse per darvi ragione, siete voi che non capite». E ancora, citando la sua Ouver2re: «Odio l’Italia perché si sta bene soltanto se trovi un colpevole».
Sono intervenute, tra le altre, anche Emma Marrone e Gaia, che hanno duettato con Tony Effe rispettivamente in Taxi sulla Luna e Sesso e samba. Per la prima abbiamo assistito a «una forma di censura violenta che alle soglie del 2025 non si può tollerare e giustificare», una censura che priva «un ragazzo dell’occasione di esibirsi nella sua città». Anche per la seconda è censura, ovvero «spazio dove la verità e la libertà sono imbavagliate e la menzogna del potere crea il suo dizionario». Per Junior Cally, «censurare un artista è una scorciatoia inutile e dannosa. La musica dovrebbe servire a stimolare un dialogo, non a spegnere le voci».
Oggi Il Foglio, in un articolo firmato da Gianluca De Rosa, riporta una voce di corridoio a proposito del vero motivo dell’esclusione del rapper dal Capodanno al Circo Massimo, esclusione che è stata chiesta a gran voce non solo da esponenti dell’opposizione, ma anche del PD: «Di Tony Effe non interessa a nessuno, un pezzo di partito vuole colpire l’assessore Onorato». Si tratta di Alessandro Onorato, assessore ai Grandi eventi, spot, turismo e moda di Roma Capitale che una settimana fa, presentando il concerto, diceva che «sarà un gran capodanno di festa per tutte e tutti», che a prescindere dalle condizioni economiche avranno la possibilità «di vivere l’ultima sera dell’anno in allegria con gli artisti del momento. Sarà un grande successo e migliaia di ragazzi arriveranno da ogni parte d’Italia per vivere il capodanno a Roma, generando ottime ricadute economiche per il tessuto produttivo».
Resta da capire se e come il Campidoglio riuscirà a organizzare un concerto in quello spazio enorme e se la polemica sui testi di Tony Effe tirerà fino a Sanremo 2025. Per Laura Boldrini del PD «la logica del Comune di Roma vale anche per Sanremo», ovvero sarebbe giusto escluderlo dal festival, per Maurizio Gasparri di Forza Italia «questo signore non può andare a Sanremo sennò ne rispondono i vertici Rai e Carlo Conti».
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