Abbiamo parlato forse fino all’esasperazione delle morti illustri che hanno caratterizzato il 2016 e onestamente è un discorso che non ho mai trovato interessante, neanche sforzandomi. Anzi mi è sembrata solo un’ennesima, insopportabile e lunghissima gag su Facebook incentrata sulla morte, così come ora sono una gag le molestie sessuali o due anni fa lo era Gianni Morandi. Il che la dice lunga su quanto le cose stiano peggiorando di anno in anno.
Molto meno scontato – sebbene non per questo non sviscerato fino al midollo – è il discorso che è stato fatto in particolare attorno a due perdite: David Bowie e Leonard Cohen, attorno alla cui morte sono legati in maniera indissolubile e suggestiva anche il loro ultimi album, nei quali sostanzialmente ci danno l’addio. La meraviglia è che al di là della spettacolarizzazione della fine di due straordinarie carriere, si tratta di due dischi davvero di grande spessore musicale, che reggono tranquillamente il confronto con i momenti di apoteosi vissuti in cinquant’anni di attività, una cosa che non è da tutti, per esempio non è stato così per Lou Reed e probabilmente non sarà così per Paul McCartney o per gli Stones, anche se questo non lo sapremo mai, poiché ci seppelliranno tutti.
A un anno dalla sua scomparsa, Il Saggiatore ha pubblicato una lunga raccolta di interviste rilasciate da Leonard Cohen e inedite in Italia, dal titolo emblematico: Il modo di dire addio che ripercorre la sua vita pubblica e privata in oltre seicento pagine di parole e poesie. E noi abbiamo pensato di fare lo stesso, elencando le sue opere che sarà bene ricordare sempre:
“Hey that’s no way to say goodbye” Songs of Leonard Cohen
Nel 1966 esce il primo album di Leonard Cohen che esordisce all’insolita età di 32 anni. Il disco non sarà accolto benissimo dalla critica del tempo, ma verrà rivalutato nel corso degli anni grazie a pezzi come Suzanne e So long, Marianne che su tutti diventeranno dei classici della sua produzione e finiranno anche nella colonna sonora di Fata Morgana di Herzog.
“Avalanche” Nick Cave & Bad Seeds
Il pezzo di apertura e forse anche il più bello di Songs of love and hate, terzo album in studio di Cohen, è anche il pezzo che apre From her to eternity, il primo disco di Nick Cave con i Bad Seeds.
“Chelsea Hotel #2” New Skin for the Old Ceremony
Canzone dedicata a Janis Joplin con il quale Cohen ebbe una fugace relazione.
“Memories” Death of a Ladies’ Man
Questo disco è il primo “abbandono” di Cohen al folk classico, prodotto da Phil Spector, la leggenda narra che Cohen fu minacciato addirittura con delle armi per abbandonare lo studio e lasciar concludere i lavori a Spector
“The law” Various positions
Nello stesso disco che contiene Hallelujah, io dico che The Law è uno dei pezzi più belli di Cohen.
“The future” Natural Born Killer O.S.T.
Moltissime canzoni di Cohen sono state utilizzate per colonne sonore e spot, ero indeciso fino all’ultimo se mettere la scena di Caro diario con “I’m your man” oppure il tema principale di Natural Born Killers ma alla fine ho optato per la seconda.
“I’m your man” Caro diario
Vabbè no dai bisogna mettere anche questa.
“Never Mind” sigla True Detective 2
Sono pronto a litigare con chiunque, sostenendo fino alla morte che la prima stagione di True Detective sia la cosa migliore mai creata dall’uomo, quanto alla seconda stagione, purtroppo posso solo limitarmi a dire che la sigla è molto bella.