Jimmy Page ha trascorso gli ultimi anni a esplorare l’archivio dei Led Zeppelin allo scopo di preparare la serie imminente di ristampe deluxe, ma ora che il progetto è completo, il chitarrista è finalmente pronto a concentrarsi sulla propria carriera solista. “Suono almeno una volta a settimana”, dice, “Ma ora che il progetto è finito suonerò quotidianemente. almeno per il prossimo futuro. Voglio tornare in forma dal punto di vista di un musicista. Sono un po’ un perfezionista quando si tratta di queste cose”.
Page non ha mai più pubblicato materiale inedito dopo Walking Into Clarksdale, il disco del 1998 con Robert Plant, e dieci anni prima aveva pubblicato Outrider, il suo unico album da solista. “Sono un personaggio non comune nella scena musicale”, ammette. “Quante persone ti mandano a intervistare che hanno fatto solo un disco solista?”.
Ma questo non significa che non abbia continuato a comporre. “Ho tantissimo materiale scritto sulla chitarra acustica”, ci informa. “Proprio parecchio. E ora che devo ritornare in forma… non ci vorrà molto. Non so ancora con chi suonerò, ma ho del materiale inedito che mi piace molto. Ho bisogno di lavorare con queste canzoni in mente, e ora posso concentrarmici – senza tutte le altre faccende a distrarmi”.
Una delle ultime esibizioni in pubblico del solo Page risale alla cerimonia della Rock and Roll hall of Fame del 2009, quando suonò con Jeff Beck su una torrida versione del Beck’s Bolero che aveva nel suo cuore un frammento di Immigrant Song:
Fu un allettante anticipo di un possibile tour Beck/Page, che sicuramente sarebbe andato alla grande commercialmente. All’inizio del 2014 proprio Jeff Beck aveva detto a Rolling Stone che un progetto del genere lo avrebbe molto interessato: “Se si riuscisse a convincere Jimmy a fare un’apparizione… Perché si materializza agli eventi più strani e poi scompare altrettanto velocemente. È il tipo di persona della quale si dice “è un’incognita, è un mistero”. Ha un lato di sé che è completamente tenuto privato, proprio come me. Ma ci divertiamo così tanto quando siamo insieme che se davvero fosse disponibile avrei da proporgli qualcosa che di sicuro lo interesserebbe”.
Page non è altrettanto eccitato davanti a questa prospettiva. “Sarebbe una bella idea, certo, ma non so… Non so cosa succederà. Bisogna dirlo che di recente non ho suonato molto, e mai per la durata di un concerto intero. Mi sono impegnato in questa cosa dei Led Zeppelin, ma ora voglio tornare al punto in cui sarei in grado di tenere un palco per tutta la durata di un live. Detto questo, che concerti saranno? Di chi saranno? Ancora non lo so. Ho idee su quello che voglio fare, ma sono molto… complesse. Mi piacerebbe suonare live di nuovo, certo. Amo quella dimensione. È meravigliosa”.
E una autobiografia di Jimmy Page? Sarebbe sicuramente un successone, ma non aspettatevi di vederla presto nei negozi. “Sì, mi hanno cercato a questo scopo”, dice il diretto interessato. “Ho detto loro: “Sì, è un’idea che prenderò in considerazione ma solo se potrò pubblicarla in maniera postuma”. Ho avuto una carriera longeva, iniziando da quando avevo 13 anni”.
Sono passato attraverso tutti i cambiamenti a partire dall’esplosione del rock and roll e l’influenza del blues fin dal loro arrivo in Inghilterra. Ho visto documentari su questi argomenti, anche molto ben fatti. Ma io le ho vissute queste cose.
Allora per quale motivo attendere per leggere un libro così? “Così potrei dire davvero come sono andate le cose. Non vorrei che la gente ci si mettesse di traverso per incasinare la mia storia, magari attraverso avvocati o cose così. No, no, no, no”.
Nel frattempo nel fine settimana Page è volato a Boston dove ha ricevuto una laurea ad honorem dal prestigioso Berklee College of Music, onore negli anni scorsi toccato a Steven Tyler, Annie Lennox ma anche Willie Nelson. Ecco il “dottor Page” con la toga: