Rolling Stone Italia

Un vinile per ricordare l’incontro fra Cohen e Jeff Buckley

Una canzone diventata parte della storia, il vinile di "Hallelujah" segnò l'incontro fra la leggenda di Leonard Cohen e la voce indimenticabile di Jeff Buckley

Un altro grande personaggio del mondo musicale ci ha lasciato: Leonard Cohen, scrittore, poeta e musicista canadese se n’è andato lo scorso novembre. Possiamo considerare quindi il suo ultimo album – You Want It Darker – pubblicato poco prima della scomparsa, il suo testamento artistico e spirituale.

Cohen ha incantato con la sua voce generazioni intere («Solo in Canada potevano premiarmi come miglior vocalist dell’anno», dichiarò anni fa, ironico, mentre ritirava il Juno Award canadese). Alcuni brani di Cohen furono anche tradotti nella nostra lingua – e la versione di Suzanne, a cura di Fabrizio De André ebbe il suo plauso –, ma solo negli ultimi anni, grazie a magiche performance dal vivo, la sua notorietà crebbe enormemente.

Il suo modo di porgere le canzoni, la classe raffinata nel raccontare storie, le sue dolci e melanconiche love songs, i riferimenti biblici, conosciuti in gioventù quando frequentava la sinagoga, la capacità di ammaliare declamando le sue liriche, tutto questo e altro ci porteremo nella memoria ricordando questo grande personaggio. In 50 anni di carriera, ha inciso 14 album, pochi se si considera la produzione di altri musicisti. Ogni sua canzone arriva al cuore dell’ascoltatore e, oltre alla famosa Hallelujah, di cui molti conoscono l’ottima versione di Jeff Buckley, dovreste ascoltare Ain’t No Cure for Love per comprendere cosa significhi comporre canzoni d’amore senza melensaggini.

A differenza della vastissima discografia di Dylan, Cohen vanta un parco vinili molto limitato: una particolare edizione discografica – un 45 giri – uscita pochi anni fa in occasione del Black Friday, quindi in tiratura limitata, ha subito recentemente una forte impennata. Ascolate Cohen, lasciatevi incantare dalla sua voce, e capirete immediatamente la sua grandezza.

L’articolo è stato pubblicato su Rolling Stone di gennaio.
Potete leggere l’edizione digitale della rivista,
basta cliccare sulle icone che trovi qui sotto.

 

Iscriviti