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Vasco risponde ai residenti che lamentano troppi concerti a San Siro: «Succede solo a Milano»

«Bisogna fare meno spettacoli, perché altrimenti ci si diverte troppo», ha scritto il Blasco nelle IG stories. Il sindaco Beppe Sala con lui: «La programmazione è fatta e non c’è da discutere». Intanto gli abitanti valutano l'appello al TAR

Foto: Luigi Rizzo

Martedì un pezzo su Il Giorno raccontava che alcuni residenti della zona di San Siro stanno valutando se presentare un ricorso al Tar contro il Comune di Milano perché i 29 concerti finora programmati la prossima estate tra lo stadio Meazza, l’ippodromo La Maura e l’ippodromo Snai San Siro sarebbero troppi.

Ora arriva la replica di Vasco in persona, che si prepara per sette date (7, 8, 11, 12, 15, 19 e 20 giugno – tutte già sold out) nello stadio di Milano (dopo ben 29 concerti dal 1990 al 2019, un suo record che verrebbe così battuto): “Eccoci qua. Allora l’Italia è l’unico Paese al mondo – Milano più che altro – dove si pensa che gli spettacoli siano troppi. Quindi bisogna farne meno, perché altrimenti ci si diverte troppo. Bisogna eliminare gli spettacoli”, ha scritto nelle storie su IG. Nella prima storia si legge: “Bisogna restare a casa a piangere davanti al telegiornale?” e nella seconda il Blasco compare in una vecchia esibizione al Meazza mentre dice al pubblico “Finalmente a San Siro… Shhhhh… Piano piano piano…”, mettendo il dito davanti alla bocca.

Il sindaco di Milano Beppe Sala si schiera con lui: “Per il 2024 la programmazione dei concerti è fatta e non c’è da discutere”, ha dichiarato.

«Invitiamo Vasco qui da noi appena ripartirà la stagione. Crediamo che la nostra critica sia stata interpretata male: amiamo i concerti, ma senza una gestione l’impatto sui residenti è devastante», risponde Massimiliano Favoti, portavoce del Coordinamento per la tutela del verde cintura urbana di Milano-Parco Ovest, dalle pagine del Corriere, spiegando che domenica 30 giugno, per esempio, sono previsti due concerti (Max Pezzali e Tedua) senza rispettare il «riposo» di due giorni tra uno spettacolo e l’altro. Regole contenute nella delibera della Giunta del comune di Milano mirata a controllare il boom di eventi nel quartiere.

«Non parliamo di soluzioni come il parco di Monza o Campovolo — aggiunge Silvia Fossati, presidente del Municipio 7 di Milano, dove si trovano i tre impianti —. Non è un problema di decibel, quanto di traffico, di mobilità, di parcheggi. Qui abitano persone, soprattutto, che ha comprato casa negli anni ‘80, quando c’era al massimo una partita la settimana e i concerti erano meno frequenti». 

La decisione sull’appello dal TAR verrà decisa il 1 febbraio, dopo una riunione dei residenti.

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