«Tutto quello che volevo dire l’ho detto nelle canzoni, è un diario. Ho raccontato tutto quello che vedevo, tutto quello che mi stava sul cazzo, volevo provocare reazioni». Sono le parole di Vasco a Rolling Stone – che gli dedica la copertina, in edicola dal 12 maggio – durante una lunga conversazione con Massimo Coppola.
Il Komandante racconta con la sua incredibile energia l’ultimo periodo, alla vigilia del suo tour di 14 concerti negli stadi italiani che debutta il 7 giugno dal San Nicola a Bari e lo candida a essere uno dei quattro Re dell’estate 2015 dei concerti italiani. Rolling Stone ha fatto la sua puntata: la trovate sulla cover del numero di maggio. Dite la vostra.
«Non è tanto importante quanto vivi» – continua Vasco – «ma come. Io spingevo molto sull’acceleratore. Non dormivo mai. Io ho vissuto il doppio di vita. Bruciavo la candela da tutte e due le parti. E allora, dopo la vita spericolata, mi son trovato lì a cercare di capire che cazzo fare. Ho passato due anni a non riuscire a scrivere canzoni.
Poi, come un miracolo, in una notte ho scritto una decina di canzoni – Lunedì, Domenica lunatica… Mi son messo a giocare e scherzare e sono uscite le canzoni nuove. Ho dovuto ritrovare la voglia di scrivere per gioco. Io scrivo le canzoni per gioco, faccio i dischi per scherzo, poi salgo sul palco e faccio sul serio».
Ma come ha fatto Vasco a mantenere questa leggerezza, con tutto quello che ha passato? «Devo prendermi poco sul serio. Il fatto è che, rimanendo vivi, arriva la consapevolezza. A tonnellate. Quando comincia la musica poi tutto torna. Non so spiegarti, non so cosa succede, ma tutto torna. È un viaggio, butto fuori tutto, anche le paure e le debolezze.
Quando cominci a condividere le tue paure e scopri che c’è un altro che ha la stessa paura, allora stai meglio. Stai veramente male, quando pensi di averla solo tu».
Si parla anche dei prossimi live: «Il concerto sarà una bomba e quindi devo allenarmi. Io sono un professionista, sai». A vent’anni mica ti allenavi però. «Ma va, ero sicuro che sarei morto giovane. Poi mi son ritrovato vivo ed è stata durissima. E ora mi tocca correre. Io odio correre. È un sacrificio enorme. Ma lo faccio, perché poi sul palco devo spaccare tutto. Son rimasto qui e mi tocca di vedere tutto fino alla fine. È il mio destino e io amo il mio destino».
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