Ascoltare le versioni finora inedite dei brani di Sgt. Pepper’s proprio nello Studio Two di Abbey Road è un’esperienza magica – è la stessa stanza dove i Beatles hanno inciso l’album. Lo studio si è mantenuto identico a com’era nel 1967 – anche i pannelli per l’insonorizzazione sono gli stessi. «Abbey Road è un po’ come una teiera», ha detto Giles Martin, figlio ed erede di George Martin, a Rolling Stone. «I muri assorbono la musica».
Non c’è davvero posto migliore per fare il nostro tour esclusivo negli archivi del disco, e Martin ha dedicato un intero pomeriggio a spiegarci i brani uno per uno: si tratta di veri e propri cimeli che verranno pubblicati nell’edizione speciale dedicata al 50esimo anniversario dell’album. Il box contiene versioni alternative di ogni canzone – alcune radicalmente diverse, ci permettono di capire molti dei segreti nascosti in uno dei dischi più importanti della storia del rock. Questa è la prima volta – almeno dai tempi di Anthology – in cui i Beatles ci permettono di gettare uno sguardo dentro ai loro archivi.
I fan più hardcore del quartetto aspettano questa edizione da molto tempo, soprattutto il remix stereo. La versione mono, infatti, era quella su cui avevano lavorato a lungo George Martin, Geoff Emerick e la band. Quella stereo fu fatta in fretta e furia, il quartetto non era neanche presente nella stanza. «Volevano creare questo mondo immersivo, il mix stereo ai tempi non glielo permetteva», ha detto Giles Martin. «Nessuno ascoltò molto quel mix. Quello che abbiamo fatto è stato inserire nella nuova versione stereo lo spirito di quella mono».
Non importa quante migliaia di volte abbiate ascoltato il disco, questa nuova edizione è piena di dettagli nuovi, soprattutto nelle frequenze basse – la cassa di Ringo ha davvero una dimensione tutta nuova. È un tributo alla band e al loro produttore. «Mio padre, soprattutto durante le incisioni di Sgt. Pepper, era una sorta di parabola. Catturava tutte le idee del gruppo e cercava di metterle in questo disco che ha cambiato la storia della musica».
Il vero tesoro, comunque, sono le 34 bonus track: nessun pezzo inedito e nessun segno della mitologica jam perduta (Carnival of Light), le tracce sono tutte versioni alternative dei brani che tutti conosciamo. Non lasciatevi ingannare: ascoltare queste versioni ha un valore storico inestimabile ed è un’esperienza musicale sconvolgente. Ecco i 10 momenti che ci hanno colpito di più.
1. A Day in the Life, il finale alternativo
Nel finale originale del pezzo i Beatles volevano cantare l’accordo finale a cappella, poi hanno deciso di utilizzare il pianoforte. «Hanno registrato A Day in the Life senza finale – sapevano che il brano risolveva in Mi Maggiore, volevano farlo cantare esclusivamente dal coro», ha detto Martin. Possiamo ascoltare il gruppo mentre si avvicina al microfono e John mentre dice: «Avete tutti in testa la nota? Smettete di farvela sotto!». Dopo aver sovrainciso le voci e il coro «si sono resi conto che non era il finale giusto», ha detto Martin.
2. A Day in the Life, le take di pianoforte
Lo storico finale del pezzo ha avuto bisogno di diverse incisioni: i Beatles e Mal Evans hanno usato tutti i pianoforti disponibili ad Abbey Road. Si sente la voce di Paul: «Stai usando il pedale, Mal? Quello a destra». Il gruppo cerca di suonare tutti i pianoforti contemporaneamente mentre Paul conta 1-2-3. «Non dirò il 4, immaginatevelo». Dopo diversi tentativi è arrivato il finale che tutti conosciamo a memoria.
3. Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band
La title track inizia con una lunga improvvisazione di chitarra, poi sul finale Paul strilla “I feel it, I feel it, oh baby I feel it, I feel freeee now, gotta get freee now”.
4. Penny Lane
Penny Lane è stato il secondo brano a essere registrato nelle session del 1966, ma fu scartato dopo la sua pubblicazione nel febbraio ’67 sul lato B di Strawberry Fields Forever. Questa nuova versione, un po’ alla Pet Sounds, è guidata dal pianoforte e dall’harmonium di Paul. La vera sorpresa, comunque, è la traccia di voce dove Paul e George fanno clap e armonie che non sono finite nella versione definitiva. I due commentano il brano durante la take. «La dovrei fare questa armonia?» dice George.
5. Lucy in the Sky With Diamonds, Take One
In questa versione al centro del pezzo c’è John e la sua chitarra acustica, Paul lo accompagna alle tastiere. John canta in maniera molto intensa: le differenze, rispetto alla versione sognante che tutti conosciamo, sono siderali.
6. Within You Without You
In questa versione George spiega ai musicisti indiani come vorrebbe che suonassero; possiamo ascoltarlo mentre dice «OK, la cosa più importante è andare a tempo». «Mio padre mi ha detto che guardare George era come guardare qualcuno fare un tappeto filo dopo filo, curando ogni singolo movimento con grande attenzione».
7. Getting Better
In questa versione il gruppo ha un approccio alla canzone particolare: Paul suona il Wurlitzer con un’aggressività diversa mentre John gli dà alcuni suggerimenti sulla voce: «Cerca di cantarla nel modo giusto… ‘I gotta admit’ e tutto il resto, se ce la fai cantala nel modo giusto».
8. With a Little Help From My Friends
Anche questa è una delle prime take incise e anche qui l’arrangiamento è diverso: Paul guida il pezzo al pianoforte, John e George lo accompagnano alla chitarra e al cowbell. La storica linea di basso non esisteva ancora; nella parte centrale della canzone è presente una vera e propria improvvisazione di pianoforte. «Si capisce subito quando Paul si annoia», ha detto Giles Martin. «Quando capisce che la take non è quella giusta inizia subito a improvvisare, a cercare idee per quella successiva».
9. Fixing a Hole
Questa versione è molto più rock di quella del disco: Paul prova a suonare l’harpsichord in maniera quasi R&B, Ringo si scatena alla batteria. Come in quasi tutte queste versioni, è lo stile di Ringo la vera rivelazione. (Molti sono ancora convinti che Ringo abbia passato le session giocando a scacchi). Alla fine del pezzo Paul annuncia: «E con questo è tutto».
10. Sgt Pepper’s(Reprise)
Questa canzone è stata registrata allo Studio One, un’eccezione che ha dato al brano un’atmosfera molto live-in-studio. «Sono solo quattro ragazzi che fanno casino in una stanza», ha detto Giles Martin. Come tutte queste outtakes, però, è un simbolo di quanto quel rumore sia stato innovativo ed emozionante.