“Perché ho permesso al Presidente eletto Trump di usare Y.M.C.A. e perché la canzone non è un inno gay”. È il titolo del lungo post di Victor Willis, membro dei Village People (“poliziotto” e “ufficiale di marina” in varie fasi del gruppo). È l’autore del testo del pezzo, come stabilito nel 2015 da un tribunale di San Diego che dopo una battaglia legale gli ha concesso la paternità di 13 canzoni del gruppo. La musica di Y.M.C.A. è invece di Jacques Morali, il produttore e creatore dei Village People.
Contenuto nell’album Cruisin’ e pubblicato come singolo nel 1978, Y.M.C.A. (la sigla sta per Young Men’s Christian Association, l’Associazione Cristiana dei Giovani fondata a metà Ottocento) è considerato uno dei massimi inni gay. Anche se non è stato pensato per essere tale, è stato adottato dalla comunità. Donald Trump l’ha utilizzata come canzone-simbolo delle sue campagne elettorali, accompagnata da un balletto-meme.
«A fronte di un migliaio di lamentele ricevute nel 2020» per l’uso che ne faceva Trump nella precedente campagna elettorale, Willis ha deciso di chiedere all’allora Presidente degli Stati Uniti di non usare più la canzone. Avendo ottenuto il permesso di utilizzarla a scopo politico dalla BMI, sorta di SIAE americana, Trump ha continuato a farla suonare ai comizi. Pensando che a Trump la canzone piacesse sul serio e a fronte del rifiuto di tanti artisti di concedergli musiche per la campagna, Willis non ha «avuto il coraggio» di battagliare per impedirgli di usare la canzone.
Non solo: il revival di Y.M.C.A. nato dall’uso che ne ha fatto Trump ha portato la canzone per la prima volta dalla pubblicazione al numero uno negli Stati Uniti. «Notevoli anche i benefici finanziari», scrive il cantante dei Village People. «Si stima che Y.M.C.A. abbia incassato milioni di dollari da quando il Presidente eletto la usa. Sono quindi felice di averlo permesso e lo ringrazio per aver scelto la mia canzone».
Essendo Y.M.C.A. considerato un inno gay, molto hanno criticato o deriso Trump per averlo usato, non essendo lui un noto difensore dei diritti della comunità LGBTQ+. Willis la vede diversamente. «Come ho ripetuto più volte in passato, si tratta di una falsa supposizione basata sul fatto che il mio co-autore era gay, che lo erano anche alcuni (non tutti) i Village People e che il primo album del gruppo era incentrato sullo stile di vita gay. La supposizione si basa anche sul fatto che la Y.M.C.A. era a quanto pare usata come ritrovo gay e quindi, sommata al fatto che uno degli autori e alcuni dei Village People erano gay, doveva essere un messaggio per i gay. Lo ripeto: smettete di pensare male. Non è così».
Quand’ha scritto il pezzo, Willis non sapeva che la Y.M.C.A. era associata ai gay, «né Jacques Morali (che era gay) me l’ha detto». E quindi ha scritto il testo basandosi sulle informazioni che aveva circa l’associazione, i suoi luoghi di ritrovo, le sue attività «come il nuoto, la pallacanestro, l’atletica, il cibo e le stanze a buon mercato. Quando canto “uscire coi ragazzi”, si tratta di slang anni ’70 diffuso tra i ragazzi di colore, non ha niente a che fare coi gay».
Quel che disturba Willis è che la canzone sia associata a quelle che chiama «attività illecite» svolte nelle sedi maschili della Young Men’s Christian Association, qualunque esse siano. E quindi, forse pensando a pezzi come quello del Guardian in cui si definisce la canzone «un inno alla sodomia sotto la doccia», dichiara che, in quanto autore del testo, ha dato mandato alla moglie avvocato di «far causa a partire da gennaio 2025 a qualunque testata giornalistica affermi falsamente o alluda al fatto che Y.M.C.A. è in qualche modo un inno gay» basandosi sul fatto che «alluda ad atti illeciti, il che è diffamatorio», non specificando quali sarebbero tali atti illeciti (nel post scrive sia elicit, sia la forma corretta illicit). Detto questo, a Willis «non spiace che i gay lo considerino il loro inno», ma ricorda che la canzone la si sente anche a «matrimoni, bar mitzvah, eventi sportivi, spot pubblicitari, film».
Per Willis, Y.M.C.A. è un inno universale che parla a «gente d’ogni tipo, incluso il Presidente eletto Trump. Ma non è per niente un inno gay come certa gente afferma falsamente. Questa cosa deve finire perché danneggia la canzone».